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Numero 3 Rosanna Toraldo

La Rosa e la sua visione alchemica

Fiore Divino e Simbolo di Trasmutazione Alchemica

“Scivolo leggera tra i petali di una Rosa. Ad ogni giro scorgo attimi passati di una Venere che trasmuta. Sento freschezza e profumo sottile che inonda ogni via del mio Divino Essere” (Rosanna Toraldo). Osservando questo “mandala” naturale, formato da petali che si espandono concentricamente intorno al pistillo o cuore del fiore, scorgo in esso l’emblema o simbolo di molte culture e religioni che si sono avvicendate da secolo a secolo, emblema altresì sacro.
Gli Alchimisti ermetici lo considerarono la massima espressione dell’Assoluto, espressa come campo energetico risonante ed accogliente in ogni verso, Creazione che si “disvela” anche nella spirale interiore di un essere/ente di natura. Questa forma di pensiero viene ereditata dalla cultura greco alessandrina e tale simbologia è spesso inserita nei loro trattati insieme alla sua immagine. Molti dei testi ritrovati hanno come titolo Roseto o Rosario dei Filosofi.
Gli stessi studiosi ermetici nella sua raffigurazione grafica riconoscono “il cerchio, che racchiude petali e corolle, a conferma dell’appartenenza come visione dei vari piani di manifestazione del Tutto all’Uno, all'Assoluto, individuando che il centro del cerchio è ovunque, mentre la circonferenza in nessun luogo”.
Nella simbologia cristiana la Rosa, contenitore sia dell’espressione maschile (pistillo) che femminile (petali concentrici), rappresenta la Madre fecondata dal Padre che genera il Figlio tramite lo Spirito Santo, percepibile tramite la sua essenza profumata pungente e agrumata.
Tale fiore può essere definito dunque: “l'archetipo degli archetipi”. Osserva infatti Elémire Zolla (Archetipi,Venezia,1988) che “come ogni ente gravita verso l'Essere che è l'Uno... tutti gli archetipi si ravviseranno in ordine prospettico, in rapporto all'invisibile Unità che è il loro punto di fuga; assomiglieranno allora, sul piano visivo, ai petali di una rosa…”.
Continuando nella visione alchemica il simbolo della rosa è ampiamente utilizzato, sia come uno dei nomi della pietra filosofale (forse perché la rosa a otto pelali ha il significato della rigenerazione) sia con valenze diverse a seconda del colore dei petali.
“La rosa bianca indica la pietra filosofale non ancora perfetta, cioè il risultato della fase intermedia dell'opera alchemica, l'opera al bianco o Albedo in latino, raggiungibile dopo la lavorazione e purificazione degli elementi terra e acqua, tramite l'interazione degli elementi opposti aria e fuoco”.

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“La rosa rossa indica la pietra filosofale perfetta, con tutti i suoi poteri, cioè lo sbocco finale della Grande Opera, il risultato della fase denominata opera al rosso o Rubedo in Latino, raggiungibile dopo la lavorazione e purificazione degli elementi aria e fuoco, tramite l'interazione degli elementi terra e acqua, già sublimati. La Rosa nera è la Madre Cosmica, la Matrice Nera, la Prima Materia”.

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Il termine "Rosaio" o “Roseto”compare nel titolo di numerosi trattati alchemici, il più noto dei quali è il Rosario dei filosofi, di autore ignoto, probabilmente risalente alla prima metà del XIV secolo. Sempre nel contesto di questa tradizione la rosa viene definita "Fiore del Saggio”, considerata anche simbolo di transizione e passaggio per il raggiungimento della perfezione.
Nella Divina Commedia, Dante (Alchimista Ermetico Filosofico) giunge al paradiso attraverso “La Rosa Mistica”; il protagonista dell'Asino d'oro di Apuleio recupera le fattezze umane mangiando delle rose (appartenenti ad una corona dedicata ad Iside); gli antichi Cristiani celebravano la Pentecoste - detta anche "Pasqua delle Rose" - scambiandosi il fiore, a simboleggiare la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.
Nell’ultimo canto della “Commedia” compare il simbolismo della Rosa: guidato da Beatrice. Dante raggiunge l’Empireo, il Cielo supremo di Luce, il Paradiso, che prende la forma di una grandiosa “Candida Rosa”: “in forma dunque di Candida Rosa mi si mostrava la Milizia Santa, che nel suo sangue, Cristo fece sposa “(Paradiso XXXI 1,24).
Per il sommo poeta la “Rosa Mistica” è la “Rosa dell’Amore”, tanto quello terreno quanto quello Celeste.

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Strutturalmente, questo fiore leggiadro, se osservato dall’alto esprime la circolarità, l’elica infinita e in alcune rose, anche se secche (rosa a mille petali), non si arriva a vedere il pistillo (organo maschile) in quanto contenuto dai petali più interni.
È dunque l’espressione archetipale di Anima fenotipica (ossia della struttura esterna) ed Animus/maschile interno. Le diverse corolle che compongono le rose alchemiche stanno ad indicare nella loro circolarità i diversi stadi di energia, piani di percezione e consapevolezza che il ricercatore sperimenta in fase trasmutiva.
Sul piano della psicologia del profondo, viene identificato come il Graal, calice della Salvezza, un elemento femminile (legato a Maria Maddalena), simbolo ricettivo, per tutti coloro che si affidano alla dottrina segreta, attraverso un processo alchemico di unione dei due opposti.
Sempre connesso al simbolismo della rosa è l'ordine cavalleresco assoldato da Re Artù al fine del ritrovamento del Graal: l'ordine de La Rose Noire (tratto da "Le Nozze Chimiche di Christian Rosenkreuz" ed. Atanòr).
“E tra i Cavalier, le Dame e l’Arme… sboccia una Rosa a ricordar amore, onore e il suono di battaglie” (Rosanna Toraldo).
Uno dei più importanti simboli rosacrociani raffigura cinque rose, una al centro della croce ed una su ogni braccio. Infatti il cinque è il numero che simboleggia le qualità dell’iniziato, raffigurato dalla stella a cinque punte, segno distintivo dei Figli di Ermete o gli Alchimisti. Questo simbolo numerico è rappresentato anche dall'Uomo Vitruviano di Leonardo, che passa dalla crocefissione dell'uomo ordinario nel quattro che rappresenta gli elementi della materia, alla sua liberazione nel cinque, ossia nella quintessenza alchemica, che trasmuta il quadrato della materia nel cerchio infinito dell’Uno Assoluto. Questi fiori sulla croce sono a rappresentare che l'esistenza individuale è rivolta alla ricerca spirituale, esistenza che spesso affronta il “silenzioso e mortificante calvario” della croce o ancora, come la lavorazione nel crogiolo alchemico in cui la stessa esistenza viene raffinata negli elementi terra, acqua, aria e fuoco, tramite passaggi spesso dolorosi della vita, rappresentate dalle sue spine.

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Nella tradizione esoterica più antica, la corona di rose o il roseto sono il cammino dell'uomo che, attraverso una serie di prove (Cavaliere), rinasce a nuova vita (iniziato), il quale sperimenta una realtà fuori dell'ordinario, ossia lo stato d'integrazione tra corpo, anima e spirito, fondamentale per ottenere un prolungato stato di salute psicofisica.
Anche la Massoneria adopera l'emblema della rosa affiancata al simbolo del pellicano che si squarcia il petto per nutrire col suo sangue i propri piccoli. Ciò sta ad indicare il sacrificio iniziatico di sé stesso per trasformarsi a una nuova vita. Questo fiore è spesso usato durante lo svolgimento di diversi riti massonici o nei funerali di un “fratello”. Prima della sepoltura vengono gettate nella sua tomba tre rose, dette le “rose di S. Giovanni”, che significano Luce, Amore e Vita.
Nell’arte tramandata ai giorni nostri, si riscontra spesso, l’archetipo o simbolismo della Rosa nell'iconografia ermetica e massonica di sculture, capitelli e mosaici esposti in bella vista nelle chiese gotico- romane. Così come su architravi di edifici romanici appare, liso dal tempo, un compasso aperto all’interno del quale è posta una rosa, emblema dei Mastri Comacini, noti architetti di quel tempo. Tali effigi appaiono nelle successive iconografie dei Rosa Croce e della Massoneria.
Diverse immagini ermetiche rappresentano sette rose, oppure una rosa con corolla a sette petali. Il numero sette richiama i metalli alchemici o gli archetipi planetari, ad esempio Oro legato al Sole, Argento a Luna, Rame a Venere o Afrodite. Ed in questo pellegrinare sulla via del Roseto filosofale a lei dea, la più bella delle belle, è dedicata una delle storie che si studiano sui testi dell’antica mitologia greco-romana di cui mi accingo a raccontare, ossia di Afrodite, del cacciatore Adone e delle Rose. Queste due figure mitologiche arcaiche, ben descrivono metaforicamente coloro che vivono sprofondati nella materia ed in tutto ciò che dalla stessa ne deriva come lussuria, prepotenza, insensibilità, sfruttamento della natura per i propri fini ed obiettivi. Solo la morte dell'Ego può trasmutare “l'Amor profano in Amor Divino”.

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Afrodite, che amava Adone giovane cacciatore mortale, nulla può fare per salvarlo da una tragica fine provocata dall'attacco di un cinghiale selvatico; ecco che qui compare chiaro come nell’Universo tutto ritorna nell’equilibrio così come l'ordine spirituale distrugge l'ordine materiale pareggiando i conti. La disperata Afrodite cerca di soccorrere l'amato morente, ma si punge con dei rovi. Dalle sue ferite sgorga il sangue che cadendo nella terra colora di vermiglio delle rose bianche di un roseto dove l’amato era caduto. Zeus, commosso dal disperato pianto della dea, stringe un patto con Plutone: Adone sarà nell’Ade, il regno dei morti, solo per quattro mesi, per quattro vivrà nel mondo dei vivi e per altri quattro dove egli avrebbe preferito. Per questo la Rosa rossa diviene così l’Archetipo dell'amore sublimato che vince sulla morte dell'anima, simbolo della rinascita spirituale, come il fiore del loto per gli egizi (la rosa è il fiore sacro di Iside) e gli indù, ed il narciso per i greci. Non bastano queste tante vie per parlare di Rose e di Roseti, dedicati anche al nostro culto cristiano. Ricordiamo quello di San Francesco d’Assisi ed il Roseto privo di spine o di Santa Rita, con una spina di rosa conficcata al centro della sua fronte, che sta ad indicare l’apertura del terzo occhio della medianicità e della visione cristica.
Ma voglio donare a tutti un passaggio tra le Essenze Floreali Salentine a cui appartiene Rosa Spagirica: Governata dal pianeta Venere, questo fiore lavora su diversi piani sottili. Il primo è la ricerca di una femminilità sacra perduta o mai conosciuta. Il secondo è il riconoscimento di un essere sublime: la Donna. L’essenza spinge a scendere dentro la nostra parte d’ombra e sostiene evolvendo e trasmutando ciò che è poco chiaro nella vita. Può essere identificato come il fiore del segno della Bilancia, perché come i due piatti che la “Legge” sostiene tra le mani, rappresenta l’equilibrio tra gli opposti bene e male, maschile e femminile.
“L’Affinità Archetipale: Mi apro alla vita nell’espressione più alta del femmineo sacro, osservando ed ascoltando silenziosamente Anima ed Animus che danzano in un unico canto rivolto all’Omniverso. Su-rido e Trasmuto tra gioia e colori”.
Come Dante e Beatrice mi avvio all’uscita di questo passaggio iniziatico, lasciandomi dietro i due luminari. Una che sale argentea nel cielo, la Luna, l’altro che scende tra oro e campi di rose, il Sole. Mi sento nutrita, felice e appagata. Si spegne la luce si accende la stella di Venere.

A presto compagni di viaggio. Vi lascio il canto della Dea:

“Rosa, riso d’amor,
del ciel fattura
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
de la terra e del sol vergine figlia”
“L’Adone” di G.B.Marino (1623) - (Canto III)

Con amore
Rosanna

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