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Numero 4 Rosanna Toraldo

Coccolarsi con le tisane d'autunno

L’uso di piante per la preparazione di tisane e decotti risale al 3500 - 2800 a.c. in India

Nello scorrere delle stagioni, c’è un tempo in cui il coccolarci non è stendersi su una spiaggia in riva al mare per farsi baciare dai raggi solari, né passeggiare tra campagne o valli, ma è molto più semplice: è il gustare una tisana calda sdraiati su un divano o, come me, che ora sto scrivendo di fronte ad un computer.
Il piacere che si prova nel profumo speziato di cannella che arriva a livello cerebrale svegliando vecchie memorie infantili o sorseggiare il liquido caldo e far godere le papille gustative del sapore che scende dalla bocca alla gola e riscalda lo stomaco non ha per me eguali.
Comincio a raccogliere piante e a seccarle in primavera ed estate: l’iperico, la camomilla, l’eucalipto, la menta, il finocchio selvatico, l’alloro, la malva, le foglie d’ulivo. Mi piace osservare giorno per giorno le piante che seccano al sole, preparo i barattoli di vetro, sorridendo al pensiero di come saranno utili per sostenermi prima che arrivi l’inverno. Raccolgo timo e biancospino, bacche di rosa canina e anche un po’ di petali, mi piace raccogliere la rosa selvaggia che addolcirà con il suo sapore venusino la tisana di more e buccia di arancia.
È un rito per me, antico come gli archetipi che ogni pianta porta con sé donandosi a l’essere umano, Ente di Natura che vibra all’unisono con Ente di Natura. Ma immaginiamo per un momento di entrare nella macchina del tempo e di fare un salto nel passato.

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L’uso di piante per la preparazione di Tisane e Decotti risale al 3500 - 2800 a.c. in India, dove le testimonianze erano incise su monumenti e all’interno di templi che raccoglievano la descrizione di circa 700 piante di uso comune per la cura della salute.
In Cina troviamo scritti risalenti al 2800 – 2700 a.c., periodo in cui visse il leggendario imperatore Shen Nung, il “Divino Guaritore”, mitico imperatore della Cina, onorato come inventore dell’aratro e dell’agricoltura, divulgatore delle doti curative delle piante, il quale conosceva perfettamente le loro proprietà officinali e si curava cibandosene. Della sua esperienza ne fecero tesoro i suoi discendenti ed altri imperatori che permisero ai loro medici di studiare e sviluppare varie tecniche per la diagnosi e cura della loro salute attraverso le piante.
In altre nazioni lontane, ritroviamo incisioni su tavolette di argilla in caratteri cuneiformi che risalgono al 2600 a.c. e che hanno condotto, a noi, testimonianze della medicina babilonese, mescolata con pratica religiosa e preghiere. Per questo popolo la malattia era indotta dall’intrusione di spiriti negativi nel corpo della persona malata. Ulteriore conferma giunge dal Codice Hammurabi, una raccolta di leggi dell’omonimo sovrano vissuto nel 1700 a.c.
Dalle traduzioni delle tavole si è riusciti a risalire alla descrizione di alcune specie di maggior uso come Menta, Belladonna, Mirto, Timo, Abete e Salice, tutte piante di uso comune per quel popolo nella forma di decotti e tisane. Testimonianze storiche le abbiamo anche nell’antico Egitto scritte su alcuni papiri come quello di Erbes 1550 a.c., Kahun 1900 a.c.
Sono stati poi ritrovati altri documenti risalenti al 3000 a.c. che descrivono le proprietà officinali di piante come la Senna, Timo, Ginepro, Cumino, per la digestione; radice di Melograno contro i vermi e tante altre ancora.
In Grecia la conoscenza medica risale a Omero, VIII sec. a.C., Ippocrate 400 a.C. e Teofrasto 300 a.C. ma con un evidente approccio più alchemico/scientifico alla materia.
Gli stessi riportarono sui loro trattati le piante complete di proprietà, usi e posologia.
I Romani hanno avuto il merito di classificare le piante in erbari sistematici e descrittivi in base all’uso, agli effetti utili o dannosi, al dosaggio, alle modalità di somministrazione. Era uso, nell’Impero Romano, coltivare negli orti non solo le piante per il cibo, anche quelle officinali.
Altro componente importante della nostra vita e di quella di tutto il pianeta che ci ospita è l’Acqua. Dopo l’aria, l’acqua è il fluido più conosciuto profondamente dai nostri antenati grazie all’osservazione, infatti, notarono che lasciando macerare le piante in acqua per alcune ore, la stessa mutava in colore e sapore. Dunque le proprietà delle piante passavano nel liquido come memoria e dal fluido all’essere umano che le ingeriva.
Masaru Emoto fu lo scienziato giapponese che ha dimostrato la capacità dell'acqua di memorizzare le informazioni che riceve dall'ambiente dando forma a cristalli diversi per ogni tipo di "messaggio". L'acqua è infatti in grado di registrare la vibrazione di una energia sottile, definita nella cultura giapponese Hado.
Altro elemento importante in natura associato all’acqua è il fuoco, entrambi formano un connubio meraviglioso ed alchemico: infatti riscaldando l’acqua con il fuoco ed aumentando la temperatura della stessa, la reazione è quella di estrarre le proprietà officinali ed organolettiche delle piante messe a macerare in essa.
Mi piace ricordare ciò che lessi tempo fa su di un antico trattato e cioè che nell’antichità gli uomini bevevano gli infusi da recipienti in metallo in cui era incisa una preghiera. Era un rito guaritore dove si faceva roteare l’infuso nella ciotola prima di berlo e questo veniva fatto perché erano a conoscenza del fatto che l’acqua conduttrice di memorie assorbiva quella delle piante medicamentose e le trasferiva all’essere umano. Quindi parole ed infuso divenivano, nel rituale, la medicina che guariva secondo le antiche credenze.
Entriamo ora a punta di piedi tra le piante e fiori che si usano per le tisane o “mi –sana”. Si perché la stessa parola ci induce a pensare ad una bevanda che oltre a nutrire i sensi ci aiuta a “sanare” corpo e ferite dell’anima/animus.

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Tra le Tisane da me sperimentate e che spesso consiglio come naturopata, in questo periodo di cambio di stagione e che precede l’autunno è la tisana di Bacche di Rosa Canina. La rosa canina (Rosa canina L.) è la specie di rosa spontanea più comune in Italia, molto frequente nelle siepi e ai margini dei boschi. Questa pianta deve il nome canina a Plinio il vecchio, che affermava che un soldato romano fu guarito dalla rabbia con un decotto di radici. È l'antenata delle rose coltivate.
Ricca di vitamina C e bioflavonoidi (fitoestrogeni), viene usata anche nella farmacopea. La Tisana è utile per sostenere il Sistema immunitario, come astringente intestinale, antidiarroico. Favorisce la produzione di urina e svolge una blanda azione disinfettante delle vie urinarie e della vescica. Utile anche nei reumatismi. Essendo una pianta governata da Mercurio la stessa è un valido aiuto per l’apparato respiratorio e per i mal di testa.

Andiamo avanti a passeggiare tra i prati e troviamo il Timo Serpillo, che cresce in terreni ben drenati, sabbiosi, sui pendii soleggiati, nella boscaglia, fino a 2600 metri di altitudine. Ha notevoli proprietà antivirali, antibiotiche, antisettiche e diuretiche.
L’uso eccessivo porta alla stimolazione della ghiandola tiroidea e del Sistema Linfatico, per questo bisogna stare attenti nell’impiego soprattutto per chi soffre di tiroiditi.

La Salvia officinale o Tè Grecia è una delle piante considerate nell’antichità un’omniorba ossia una pianta che guarisce da tutto meno che dalla morte. Un proverbio del 1300 dice: Perché morire se nel giardino cresce la Salvia? Il suo nome - S A L V I A - deriva da salvare o guarire. Tra i miei libri oggetto di studio c’è stato tempo fa un testo di Maria Treben. Lei sottolineava l’utilità della Salvia in tempi remotissimi tanto da riportare le sue virtù in un vecchio erbario dove si racconta che la Santa Vergine Maria fuggendo da Erode con il piccolo Gesù si trovò in un prato e lì rivolgendosi agli enti di natura chiese aiuto alle piante e fiori e di nasconderla. Ma solo la Salvia con il suo folto fogliame si offrì dandole riparo. Così quando le guardie passarono a cercare la Santa Madre e suo Figlio non la trovarono perché ben nascosta. Maria passato il pericolo uscì dalla piante e le sussurrò amorevolmente: D’ora in poi e per l’eternità sarai la pianta usata da tutti gli uomini. Ti darò il potere di guarirli da qualsiasi malattia e di salvarli dalla morte come tu o dolce pianta hai fatto con Me. E da allora fu così e lo è ancora.
Pianta gioviana per eccellenza, mette il Re nelle migliori condizioni per governare nel sistema vitale, poiché agisce su tutto il gruppo ipofisario. Buon attivatore delle funzioni femminili, regolarizza la mestruazione, alleviando il dolore.
Utilizzato nei casi di nervosismo, negli stati di prostrazione psichica e come regolatore della pressione arteriosa, quando essa è inferiore alla media. Agisce di riflesso sulle surrenali, diminuisce la sudorazione, ha azione anticatarrale. E’ anche un buon antireumatico. ( dr. A. Angelini). La tisana è utile per il fegato, le flautolenze, elimina i muchi sia dell’apparato respiratorio che dello stomaco, stimola l’appetito ed aiuta nelle diarree.
La mia tisana preferita è la szeguen: in un quarto di acqua aggiungere 2/3 foglie di salvia e far bollire. Si lascia riposare per 5 minuti. Se si desidera addolcire con il miele. Consiglio di non aggiungere altre piante con la salvia: è una pianta completa e predominante, meglio lasciarla agire da sola.

Tra le piante selvatiche per tisane scelgo la Piantaggine. È ottima per tutti i problemi respiratori, la tosse catarrale e secca. Negli antichi erbari viene descritta soprattutto per l’utilità che i suoi semi hanno di far eliminare i calcoli. Pensate che essendo una pianta cicatrizzante gli agricoltori la usavano per i morsi di insetti, tagli, punture di vespe, morsi di cani arrabbiati e di vipere.
L’Affinità Archetipale di questa meravigliosa pianta è: Dona chiarezza, sostegno e calma (Dr. Sergio D’Antonio).

Altre tisane d’autunno sono preparate con camomilla, alloro e limone, malva, zenzero, ortica o menta. Il resto?
Venite a seguirci nei corsi.

Termino questo mio dialogare con voi sorseggiando una buona tisana di zenzero e mela e scorrendo parole di una preghiera anglosassone dell’undicesimo secolo che Maria Treben riporta nel suo libro.

“E tu, Piantaggine,
Madre delle piante,
aperta verso l’oriente,
potente all’interno;
sopra di te cigolavano i carri,
sopra di te cavalcavano le signore
sopra di te cavalcavano le spose,
sopra di te sbuffavano i torelli.
A tutti resistevi,
a tutti ti opponevi.
Opponiti quindi anche al veleno,
al contagio e al male,
che infesta il paese”.


Mai furono parole vere come queste. Grazie Maria.

Con amore
Rosanna

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