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Numero 4 Rosanna Toraldo

La fine è il mio inizio

Il film su Tiziano Terzani, un uomo straordinario: la malattia, i suoi insegnamenti e il rapporto col figlio

Sono diversi giorni che tra un andare e venire in bus dalla città mi ritorna in mente mio padre, la sua vita, le nostre parole non dette, i silenzi che avevano più significato delle stesse. Anche il cercare la mia mano negli ultimi momenti prima della sua fine e poi lasciarla andare. Non so perché questi pensieri, sarà il senso di abbandono che associo anche alla partenza di mia figlia Francesca per l’Università di Perugia. So comunque che negli ultimi anni per far tacere dolori, abbandoni e sensi di colpa verso chi avresti voluto tenere ancora, seguo i segnali che si presentano nella quotidianità ritenendoli come un linguaggio di risposta dell’universo o dell’infinito Creatore.

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L’Anima sa quando andare così come sa che è giusto lasciare andare e far volare. Così di ritorno di un ennesimo viaggio di lavoro, cerco pace dai miei pensieri sedendomi sulla comoda poltrona che fu di mio padre ed accendo stancamente la tele. Non potevo non avere l’ennesimo segno nel film che davano su uno dei canali privati Rai dal titolo: La Fine è il Mio Inizio dove padre e figlio, Tiziano (1938/2004) e Falco Terzani, si raccontavano, stilando un libro a due voci e due mani sulla vita avventurosa dello stesso Tiziano Terzani come giornalista o uomo che, attraverso i suoi innumerevoli viaggi, ricercava sé stesso. Ormai giunto nel 2004 al termine dell’avventura chiamata “vita”, cerca di far comprendere al figlio di come l’esistenza è un’esperienza meravigliosa ed indelebile nella vita di chi ti è stato accanto, come Angela sua paziente compagna, meravigliosa luce come lo stesso nome che porta.
La guerra è guerra dice e nessuna guerra può far terminare un’altra guerra…la guerra distrugge ogni cosa che può far vivere una meravigliosa avventura all’essere umano. E la Natura è il completamento di ogni elemento esistente: aria, terra, fuoco ed acqua. Tutto compenetra tutto, ogni cosa. E l’illuminazione? Solo un’illusione, che si può compiere in un attimo o mai. La Morte? La paura di dipendere da ogni cosa e il doverla lasciare andare.
Falco gli chiede: “lasciare andare cosa?”.
T.: “Tutto ciò che si ha e si è raccolto”.
Angela: “E le persone?”.
T.: “Anche ma si arriva a non fregarsene più. Bupf. Più”.
I dolori del cancro per Tiziano non lasciano tregua, lui ha scelto di vivere in una casetta a parte dalla casa, con un letto che ricorda l’Ashram in cui è vissuto, l’incenso che accende ogni mattino e il tetto a vetri dove può osservare sia l’alba che i tramonti o le innumerevoli stelle. È affranto, dolorante e i sensi di colpa per non essere stato un padre molto presente nella vita famigliare sono compagni fastidiosi nella discesa che sta affrontando. Spinge anche con parole dure Falco a terminare ogni cosa che ha cominciato per non appesantire il suo Karma, lui l’ha fatto e per questo ha vissuto una vita intensa di cui non si pente, ha fatto ciò che ha voluto. Sembrano quasi scossoni i litigi con il figlio, le lacrime delle figlia e gli ultimi sorrisi del nipotino.
Bellissima la scena quando padre e figlio salgono insieme la montagna ed è lui, l’anziano dolorante, a poggiarsi sul giovane che lo accompagna in cima, lo aiuta a sedere di fronte all’immensità e lì, in quel luogo di pace, ricomincia il racconto. Il silenzio aiuta l’essere umano a comprendere e l’individuo viene così compenetrato al tutto per vivere gloriosamente. Solo il silenzio può nutrire. Sul monte si abbassano le nuvole e Tiziano, attore della sua vita, cerca di trovare la sua collocazione. È lì che prende coraggio e confessa a Falco guardandolo negli occhi, che solo nell’ascetismo e in un Ashram remoto, nel completo silenzio, lontano da ogni cosa, divenendo un nessuno, uno senza nome, era felice, uno sconosciuto senza nome felice, sottolineando che non doveva nulla a nessuno, né alla gente, né a coloro che lo pagavano, né allo stato, era il senza nome. E come senza nome esprime alla famiglia il desiderio di essere cremato per ritornare nell’infinito nulla da dove è venuto. Ha vissuto ridendo, morirà ridendo e vuole che alla sua morte tutti ridano … Il suo ricordo deve essere in una risata.
Nel tempo passato con Falco finalmente Terzani trova anche la pace tra genitore e figlio, ritrova un rapporto perso, ed il figlio comprende che la vita del padre è stata un insegnamento fondamentale come il valore delle parole che scriverà su quel libro dettato e scritto insieme. Una delle profonde frasi che mi ha fatto emozionare nello scorrere delle immagini del film è stato quando rivolgendosi ad Angela, dispiaciuto per il viaggio che sta per intraprendere, le dice che in questo lei non potrà seguirlo, che a causa dello stesso la lascerà sola. Ma Angela nutre per lui un amore immenso, che ha portato ad accettare i suoi viaggi, le continue assenze, i pericoli, l’ascetismo e risponde fissandolo negli occhi: “il tuo è uno dei tanti viaggi, ed io troverò il modo di raggiungerti”.
Già, perché in ogni fine c’è sempre un grande inizio. Nulla accade a caso, come l’adagiarmi stanca sulla poltrona che odora ancora di mio padre, l’accendere svogliata la tele e vedere, non comprendendo chi fosse, un uomo vestito di bianco …. Il chiedermi se era Terzani, godere delle sue parole e nutrirmi dei suoi pensieri. Sentire l’odore del vento e lo stridere delle aquile mentre Falco sparge le sue ceneri sul monte. La morte non è da raccontare, i momenti del pianto, lo stringersi di Angela. È importante invece ricordare del film le tre figure importanti della vita di Tiziano star lì sedute sul prato, guardare nel cielo e ridere, ridere affinché tutto arrivi al cielo.
Grazie a Tiziano Terzani, alla vita, al ridere, al comprendere che si deve lasciare andare perché anche io un giorno lo farò e sarà un nuovo inizio …. Di cuore.

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Biografia di Tiziano Terzani

Scrittore che ha avuto, attraverso le sue opere, grande risonanza nel mondo culturale italiano e mondiale. Nacque a Firenze il 14 settembre 1938. Si laureò con lode in Giurisprudenza nel 1962 presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Dopo tre anni venne inviato in Giappone dall'azienda Olivetti per tenere corsi aziendali. In seguito conseguì un Master in Affari Internazionali alla Columbia University di New York. Negli anni ’70 fu corrispondente in Asia per il settimanale tedesco "Der Spiegel" e, sempre in quel periodo, pubblicò il suo libro "Pelle di Leopardo", dedicato alla guerra in Vietnam. I suoi racconti vengono dalla guerra in quel territorio in cui è stato uno dei pochissimi giornalisti presenti.
Durante i suoi viaggi in Cina e Vietnam pubblicò altri libri come: “Giai Phong! La liberazione di Saigon", lavoro che troverà traduzione in varie lingue, “Holocaust in Kambodsch" (1981) dove racconta il suo viaggio in Cambogia, in seguito all'intervento vietnamita. Nell’84 venne espulso dalla Cina per "attività controrivoluzionarie"e non nascose il dissenso nel suo libro "La porta proibita". Come giornalista collaborò con molte riviste e quotidiani come il Corriere della Sera, La Repubblica, L'Espresso, Alisei e con la radio e tv svizzera insieme a Leandro Manfrini. Quando crollò l’impero sovietico scrisse "Buonanotte, Signor Lenin" ed il suo libro venne selezionato per il Thomas Cook Award, premio inglese per la letteratura di viaggio. Nel ’94 si stabilì in India con la moglie Angela Staude, anche lei scrittrice, e i due figli. Altri suoi libri sono: "Un indovino mi disse", "Lettere contro la guerra". Sostenne Gino Strada ed Emergency nella causa "Fuori l'Italia dalla guerra".
Nel 2004 pubblicò "Un altro giro di giostra", che descrive il suo pellegrinare nel bene e nel male del nostro tempo. Descrive la sua ricerca in una cura contro il cancro di cui Terzani è affetto. Nel libro racconta il suo di affrontare la malattia, usando come autocura i suoi viaggi in giro per il mondo e osservando con lo stesso spirito di sempre, le tecniche della più moderna medicina occidentale confrontandole con le medicine alternative. Fu uno dei suoi viaggi più lunghi e difficile, dove cercava la pace interiore, il confronto con chi lascerà e come e soprattutto lo condurrà sulla via dell’accettazione serena della morte, unica compagna finale dell’essere umano.
Tiziano Terzani morì a Orsigna (Pistoia) il 28 luglio 2004. Il figlio Fosco Terzani pubblicherà poi nel 2006 una lunga e dolorosa intervista al padre dal titolo "La Fine è il Mio Inizio", da cui fu in seguito tratto un film.

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