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Numero 4/2017 Antonio Cotardo

La larva affamata di plastica

"Non sappiamo come questa capacità si sia evoluta nei vermi della cera, ma potrebbe essere che la decomposizione della cera e della plastica avvenga con un processo chimico quasi uguale. Infatti, cera e polietilene hanno una struttura chimica simile. Se esiste la possibilità che ci sia una molecola responsabile di questo processo, bisognerà isolarla e riprodurla su larga scala, e utilizzarla quindi per degradare i rifiuti di plastica".
(Federica Bertocchini)

Sarà vero?

Qualche giorno fa, ascoltando la radio come al solito, ho sentito una notizia davvero pazzesca. Così, una volta tornato a casa, ho subito approfondito la questione per capire se si trattasse o meno di una bufala, invece era tutto vero. Non crederete ai vostri occhi.

Pensate un po', casualmente, è stato scoperto che la comune tarma della cera sarebbe capace di metabolizzare niente meno che la plastica. Si tratta di una scoperta a dir poco sensazionale poiché al giorno d'oggi il problema principale dell'umanità, rimane appunto lo smaltimento delle infinite tonnellate di plastica che ricoprono l'universo. Basti pensare che le buste di plastica ci mettono da 100 a 400 anni a degradarsi. E mi soffermo volutamente sulle buste di plastica per non dilungarmi a dismisura.

Ogni anno, milioni di tonnellate di sacchetti di plastica finiscono nei fiumi e negli oceani compromettendo in questo modo la salute dell'ambiente e distruggendo l'habitat naturale di moltissimi animali che, scambiando puntualmente la plastica per qualcosa di commestibile, finiscono per uccidersi da soli, come purtroppo abbiamo visto di recente con la strage di tartarughe. La soluzione, direttamente dal cielo, arriva da Federica Bertocchini, una biologa italiana appassionata di apicoltura. Durante la pulizia dei suoi alveari, ha notato che le tarme avevano completamente mangiato la plastica ed erano libere per la sua stanza! Da qui l'idea di coinvolgere due colleghi e amici biochimici dell'Università di Cambridge, Paolo Bombelli e Chris Howe, in una ricerca per comprendere le abitudini alimentari delle larve di Galleria Mellonella che ha portato alla scoperta recentemente pubblicata sulla rivista Current Biology.

Le tarme della cera vivono come parassiti nei favi delle api. Qui depongono le loro uova nutrendosi della cera d'api di cui sono costituiti i favi. Sarebbe proprio questo meccanismo biochimico che permetterebbe loro di nutrirsi di questa sorta di "plastica naturale", il motivo principale che sta alla base della loro capacità di mangiare anche la plastica. A questo punto, per testare la voracità di questi animaletti, è stato fatto un esperimento: alcuni scienziati hanno preso circa 100 vermi e li hanno messi a contatto con dei sacchetti di plastica. In soli 40 minuti sono comparsi i primi fori e in meno di 12 ore sono stati in grado di "divorare" 92 milligrammi di polietilene. Dalle analisi, i ricercatori hanno dimostrato che il processo di digestione delle larve stava degradando la plastica tramite la rottura del legame chimico del polietilene per convertirlo in glicole etilenico, un composto organico usato nella produzione di polietilene che si biodegrada in poche settimane. La ricerca ha anche dimostrato che non si tratta semplicemente dell'effetto prodotto dal processo di masticazione. Per mangiare la plastica le larve utilizzano infatti lo stesso enzima usato per nutrirsi della cera d'api. E perché non sfruttare questo enzima?

La notizia è senza ombra di dubbio magnifica, ma prima di cantare vittoria, analizziamo insieme la questione. Sarà dunque la natura a trovare la soluzione per i nostri misfatti? Ci penseranno le larve a liberare il mondo dalla plastica cattiva? O ci sarà una catastrofe dovuta alla perdita di controllo di questi animaletti che cominceranno a mangiare tutta la plastica dell'universo? Staremo a vedere, nel frattempo speriamo sempre in un po' di buon senso da parte del genere umano, magari in una presa di coscienza nei confronti della differenziata. Siamo stufi di vedere le strade piene di immondizia.

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