Benessere

Dea Minerva
Dea Minerva
Numero 1 Rosanna Toraldo

La dea Ergane

Il simbolismo archetipale di Ergane, patrona dei lavoratori e delle infinite arti.
Un viaggio tra due tra i simboli sacri alla dea: l’Olivo e la Civetta

Danzo alla Luna, cercando nella voce della bianca civetta e
tra rami di antichi ulivi, la mia fiera Minerva.
Oh, ti ricordo in vite passate quando,
come Ergane, mi proteggesti
Ed io virginea fanciulla ti donai la mia vita.
Mia Dea, mia Luna innondo il cielo di incanto
E corro tra argentei sentieri
Cercando nelle oscure foreste
ciò che di Te è rimasto nel tempo.
R. T.

Atena per i greci o Minerva per i romani, figlia di Zeus (Giove) e Meti, nacque quando Efeso (Prometeo) aprì la testa del padre in due con un’ascia ed Ella saltò fuori, già adulta e baldanzosa, rivestita da un’armatura argentea, con scudo e lancia, che ne esaltava la sua virginea bellezza. Secondo la mitologia greca, il padre aveva ingoiato la prima moglie per paura che gli desse come primo figlio un maschio che l’avrebbe spodestato.

Minerva, disegno di Antonella Tamiano
Minerva, disegno di Antonella Tamiano

La Dea (per i romani) non ebbe rancore e si presentò al padre proponendogli il suo aiuto sia con le armi che con la sua saggezza. Per questo suo modo di agire fu considerata la dea della sapienza, del quotidiano vivere sereno, protettrice delle varie doti tra cui l'intelligenza. Quando Giunone conobbe la figlia di Giove, lo tradì facendosi "ingravidare" da un fiore. Dall’unione nacque Marte, il vero dio della Guerra. Il suo compito era quello di contrastare Minerva, dea sì armata, ma pacifica, oltre a sancire il legame con l’essere umano. E così gli donò l'ulivo, simbolo della pace. Per Omero ella cerca di porre pace tra Achille ed Agamennone in occasione di una loro lite durante la guerra di Troia. Inoltre, protegge nel suo viaggio di ritorno ad Itaca , il suo più fedele seguace: Ulisse.
Il suo antico nome di Triteia, la identifica come figlia delle acque ed Omero stesso, parla nei suoi scritti dell’Oceano come il Principio di tutte le cose e dunque anche degli Dei. Atena fu molto amata dai greci tanto da dedicarle una città a noi famosa: Atene culla del suo culto. Aveva inoltre, insieme a Zeus e ad Apollo, un ruolo importante nei giuramenti solenni. Sallustio la indica nella sua opera “Sugli Dei ed il Mondo” come una degli Dèi Ecosmici, ossia coloro che “fanno il Mondo e lo vigilano”, collegandola al quinto elemento “Etere”. Le sue prime sacerdotesse si chiamavano Aglauro, Pandroso ed Erse, ossia "aria luminosa", "rugiada" e "pioggia". Mi piace pensare che furono sicuramente scelte perché i nomi raffiguravano caratterialmente la Dea ed ebbe dai popoli che l’adoravano, diversi epiteti:
Pronoia (provvidenza), Crisia, "dai giusti meriti", Parthenos (vergine), Xenia (ospitale), e tanti altri ma quello che a noi sta a cuore è Ergane (industriosa) come patrona dei lavoratori e delle infinite arti. E così la appellerò in questo mio scritto.
La Dea rifuggiva il sesso, tanto che si racconta nella Metamorfosi di Ovidio, che Efeso tentò di violarla ma lei riuscì a fuggire. Nonostante tutto egli eiaculò ed il suo seme cadde sulla gamba di Ergane e da lei cadde sulla terra, da qui nacque Gaia. Era talmente amata che aveva un ruolo importante nell’agricoltura: credevano che avesse inventato l’aratro, per questo le dedicarono tutte le feste della mietitura e tante ancora collegate a solstizi ed equinozi.
Nel culto dei romani la dea aveva mille compiti e venne considerata la divinità vergine della guerra giusta, della strategia, della saggezza, dell'ingegno, delle arti (architettura, ingegneria, scienza, artigianato e tessitura), nonché inventrice del telaio e del carro. A lei è legato il mito filosofico della creazione. In un tempo molto lontano non esistevano gli esseri umani, ma solo le Neridi nate dall’unione di mare e fiumi. Atena diede a Prometeo il compito di impastare creta ed acqua del fiume Panopeo, creando uomini simili agli dei. Ella poi vi soffiò dentro dandogli la vita. Quindi riveste, per i greci, il compito di uno degli dei della creazione. Ergane o Athena è colei che protegge l’essere umano “creato in atto di creare”.

Due tra i simboli sacri alla dea Ergane erano l’Olivo e la Civetta

In moltissime statue ed effigi la Civetta (Athena noctua) le appare sulla mano o destra o sinistra. Come archetipo, essa rappresenta la notte ed il mondo lunare, la chiaroveggenza e le visioni, le arti magiche. I suoi grandi occhi vedono oltre ed illuminano le tenebre dell’ignoranza umana. Il geroglifico egiziano indicava il sole al di sotto dell’orizzonte, al momento del tramonto nel mare, mentre lascia il posto alle ombre oscure della notte e per cui simbolo della morte, della notte e della passività. Sempre nei geroglifici la civetta appare nella parola ALCHIMIA come lettera M che indica l'interiore e, per esteso, il notturno, l'invisibile, l'anima.

L'ulivo e la cicetta, disegno di Antonella Tamiano
L'ulivo e la civetta, disegno di Antonella Tamiano

Nella mitologia azteca rappresenta Techolotl, il dio dell’oltretomba. Ha dunque un duplice significato corrispondente anche ad Ergane, ossia il vedere oltre e chiaramente, portando luce in ciò che appare oscuro ed incerto. Ma lasciamo da parte per un solo istante mitologia e storia e volgiamo lo sguardo a questa vanitosa Civetta, che attira per la sua tenera vezzosità, tipica in questo uccello che nel nostro Salento, ahimè veniva usata dai cacciatori per attirare i passeri. Conosciuta come “cuccuvescio” e non molto amata…. “Mala a du canta , iata a ci ‘ùarda….”, perché per le nostre antiche credenze è l’animale che annuncia l’arrivo della morte. E tante storie sono state raccontante intorno ai fuochi sulla sua figura, storie che ci hanno spaventati. Ma io la considero come portatrice di notizie. E come messaggera la amo e la rispetto.
Altro simbolo di grande importanza è l’Olivo.
“Laudato sia l’ulivo del mattino! (…) Esili foglie, magri rami, cavo tronco, distorte barbe, piccolo frutto, ecco, e un nume ineffabile risplende nel suo pallore!”: così Gabriele D’Annunzio definisce lo splendido albero che da sempre popola le nostre terre, diventato simbolo, oggi non rispettato, del Salento.
Quest’albero, che io sento come un “guerriero d’argento” che si erge maestoso e di notte si risveglia animandosi, come animus /anima della nostra Terra pronta a difenderla , illuminato dai raggi della Luna, ha origini antiche che risalgono ad oltre 6000 anni fa. E questo nostro sapere viene tramandato da racconti popolari e testi religiosi, culla di antichi saperi, oltre che da ritrovamenti archeologici che confermano l’amore millenario che esiste tra l’essere umano e questa pianta unica nel suo essere.
Universalmente e scientificamente riconosciuti, gli effetti benefici dell’olivo sono davvero molteplici, rivelandosi preziosi in numerosi campi d’intervento soprattutto medico. L’Olivo, governato dal Sole, è il simbolo vegetale di Ergane, di colei che nel tempio umano porta alla Conoscenza Vitale, in quanto concilia i due fuochi, quello materiale , Seth, e quello spirituale, Horo, trasmutandoli nell’unico Fuoco Arcano, origine e fine (cit. Volo dei Sette Ibis – A. Gentili, Ed. KEMI). In tal senso ha un doppio significato: creatore e purificatrice. Il suo senso, dunque, è più alto, di quello che gli viene attribuito, in quanto è considerato l’Albero della Pace. Secondo la mitologia greca fu Atena a piantare il primo albero di Olivo e, per questo, Zeus concesse alla Dea la sovranità di Atene e dell’Attica, riconoscendo all’Olivo la preziosa utilità per l’essere umano, segreto di longevità, omniorba per tutti i mali. Essendo considerata pianta sacra vi era divieto di tagliarla (cosa che ai giorni nostri fanno, irrispettosi e malvagi, non riconoscendone il valore) ed il suo legno poteva essere usato solo per creare statue di culto. Chiunque avesse abbattuto anche solo uno degli Olivi sacri, diretti discendenti di quelli di Atena, sarebbe stato condannato a morte o, eventualmente, all’esilio e alla confisca di ogni bene. La storia racconta che il letto nuziale del mitico eroe Ulisse, caro alla dea, che giunse stremato alla sua Patria Celeste (significato di Itaca), dopo numerose peripezie iniziatiche, è fatto su un tronco di Ulivo che spunta tra i sassi. Letto nuziale dove avvengono le Nozze Sacre. Ma, leggenda per leggenda, non possiamo dimenticare quella che narra che sulla tomba di Adamo sorsero tre alberi. Due di Saturno: Cedro e Pino ed uno del Sole: Ulivo. Rappresentavano i primi il punto di partenza e l’ultimo di arrivo dell’essere umano. Il frutto di quest’albero ci dona l’olio, sacro perché utile per la “lampada” che illumina e mantiene la Luce del mondo (Volo dei Sette Ibis – A. Gentili). Dunque Luce di Vita, riferita anche a Cristo che si ritirò nel giardino degli ulivi per pregare. Cristo il Sole. Mi fermo alla storia. Ma ricordatevi il suo archetipo è il Sole come quello che risplende nel nostro cielo.
Ritornando ad Ergane o Minerva, a Castro (Lecce), un gruppo di archeologi guidati da Amedeo Galati, ha ritrovato i resti di strutture murarie ed una statua femminile di grandi dimensioni, mutilata, datata, si pensa, intorno al IV sec. a.C. che potrebbe raffigurare la dea Ergane.

Castro, ritrovamento archeologico
Le immagini del ritrovamento archeologico a Castro
Castro, ritrovamento archeologico
Le immagini del ritrovamento archeologico a Castro

Questo può far supporre (secondo gli studiosi) che la rocca con il tempio di Minerva dove Enea approdò dopo essere fuggito da Troia, secondo i racconti di Virgilio nella sua famosa opera Eneide, potrebbe essere nel nostro Salento. La statua era sprovvista di testa ed altre parti anatomiche e si trovava sotto 3 metri di terra al centro di Castro. Altri ritrovamenti che le appartengono sono la falange di un dito ed un braccio; gli archeologi sono alla ricerca di altre parti che possano ricostruire la statua nella sua completezza, che pare sia almeno di 4 metri. L’eccezionalità della scoperta sta nel fatto che sul drappeggio della veste che caratterizza la decorazione del busto sulla statua, ci sono tracce di colore rosso porpora. I reperti sono stati portati presso il Museo Archeologico di Castro che ha sede nel Castello Aragonese.
Naturalmente aspettiamo le conferme dalle indagini che verranno effettuate sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni archeologici di Taranto e l'Università del Salento.
C’è tanto da raccontare di Ergane, della sua Civetta e dell’Olivo, ma non basterebbero gli anni intercorsi tra il loro apparire e noi oggi che la leggiamo. Io, donna di questo tempo, ho cercato umilmente di raccontarvi della loro storia ai primi tempi in cui l’uomo camminava nel rispetto e nell’amore del pianeta che lo ospitava.

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