Cultura

Diogene
Numero 1 Donato Apostolo

Il cinico Diogene

Pensieri e parole del filosofo greco definito un pensatore “proto-anarchico”. Duemila e quattrocento anni dopo ci ricorda che noi non siamo il nostro lavoro, che i nostri bisogni e le nostre priorità non sono esclusivamente materiali

Il filosofo Greco antico, Diogene Laerzio, autore delle “Vite dei Filosofi”, narra di come un giorno Alessandro Il Grande, allora ventenne, si recò a Corinto per incontrare il famoso filosofo cinico Diogene di Sinope.
Alessandro entrò nella botte dentro la quale Diogene viveva e gli chiese di domandargli di esprimere qualsiasi suo desiderio, poiché il Re lo avrebbe esaudito. “Che tu ti tolga dal mio Sole, mi fai ombra”, rispose Diogene il Cinico all’uomo che di lì a poco sarebbe diventato il personaggio più potente che fosse apparso nel mondo antico. Alessandro disse di quell’incontro: “Davvero se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene”.

Diogene di Antonella Tamiano
Disegno di Antonella Tamiano

Era anche detto “Diogene il Cane” e a chi chiedeva il perché di questo soprannome rispondeva: “Faccio le feste a chi mi dà qualcosa, abbaio contro chi non mi dà niente e mordo i ribaldi".
Diogene viveva in una botte, appartenente al tempio di Cibele, e possedeva ben pochi oggetti, tra cui una ciotola di legno che utilizzava per mangiare ed abbeverarsi. Tuttavia, quando vide un ragazzo bere dall’incavo delle mani, gettò stizzito anche la ciotola, constatando come il ragazzo lo avesse superato in parsimonia.
Non ci ha lasciato opere scritte ma di lui abbiamo biografie ed aneddoti. In particolare, su di lui scrissero il già citato Diogene Laerzio e Plutarco. Al di là della veridicità storica di alcuni episodi, ogni aneddoto è un tassello per ricostruirne la personalità e sistematizzarne il pensiero.
Ciò che caratterizza la filosofia, e dunque la vita di questo filosofo, è l’affiliazione al pensiero della Scuola Cinica, di cui è considerato il principale fondatore, insieme al suo maestro Antistene.
A giudicare dal modo in cui Antistene e Diogene si incontrarono, il maestro non doveva essere per nulla inferiore all’allievo in personalità: Diogene dovette vincere le resistenze di Antistene, che non lo voleva come allievo e che addirittura era solito minacciarlo con un bastone: “Colpisci pure, ché non troverai un legno così duro che possa farmi desistere dall'ottenere che tu mi dica qualcosa, come a me pare che tu debba".
Lo scopo della filosofia cinica è il raggiungimento dell’Eudaimonia: il fine della vita umana è la ricerca della felicità. Questa non è una ricerca del piacere ma si ottiene, nel vivere in accordo con la natura, un’esistenza autentica. Vi è dunque una radicale distinzione tra natura e leggi/convenzioni; se il vivere secondo natura è il fine più alto dell’esistenza umana, i filosofi cinici erano ben noti per il loro sfacciato rifiuto delle norme sociali anche più elementari, come per il loro atteggiamento anticonformista, eccentrico, quando non osceno. Questo atteggiamento era in realtà una palese provocazione; Platone definì Diogene “Un Socrate Impazzito”, eppure come Socrate, Diogene ricercava la virtù: cercava “l’Uomo”.
La ricchezza, il potere, l’ambizione, sono soltanto illusioni umane, la via cinica è una via ascetica, che rifugge il piacere materiale, ricercando la felicità autentica.
L’individuo, allora, deve essere autarchico: “L’uomo più ricco è chi basta a se stesso”.
A questo si accompagna il concetto di parresia, ossia letteralmente “La libertà di dire tutto”, nn’etica della verità. Il vero virtuoso non è il sapiente, ma chi vive autenticamente, chi è capace di esercitare la propria libertà di parola, esprimendosi francamente anche di fronte ai potenti, fedele alla propria legge morale.

D’altro canto, Diogene non crede nelle istituzioni politiche, né vuole migliorarle, la vera cittadinanza è “Lo stare nel mondo”. Affermazione che nell’epoca della Polis, dove l’Uomo è “animale sociale” ed è cittadino, prima ancora che individuo, ha ancora più forza che nei nostri tempi.
Diogene è spesso stato considerato un pensatore “proto-anarchico”; quanto un modello di “individualista etico”. Certamente fu un uomo straordinario persino per i suoi tempi, ed oggi, duemila e quattrocento anni dopo, è ancora lì a ricordarci che noi non siamo il nostro lavoro, che i nostri bisogni e le nostre priorità non sono esclusivamente materiali, che l’uomo è “gettato nel mondo”ma è sempre parte della natura e che, attraverso la natura, possiamo riappropriarci del nostro “essere” più vero. Che possiamo ricordarci chi siamo. Poco importa se il nostro Socrate impazzito, fosse cinico, burbero, osceno.
Secondo la tradizione, Diogene di Sinope ed Alessandro il Grande spirarono nel medesimo giorno.

Condividi articolo




Sponsor

Fabio Minerba Scultore

Fabio Minerba Scultore



Articoli simili

Ergane Cultura
Cultura

Le traiettorie del pensiero

Alla scoperta delle regioni alla base della scelta editoriale della Casa Editrice Città Futura nel lancio del terzo volume dell’antologia di dieci racconti Salento quante storie, selezionati attraverso l’omonimo concorso. [...]

Leggi l'articolo completo...
Ergane Cultura
Cultura

La forza delle donne in un caffè salentino

Alla scoperta di “Un caffè in ghiaccio con latte di mandorla”, opera prima letteraria di Valentina Perrone. Ogni donna può ritrovare un po’ di se stessa in questo libro, ogni uomo può, invece, [...]

Leggi l'articolo completo...
Ergane Cultura
Cultura

Fabrizio Viola, alle radici di sé

Le opere in legno dell'artista leccese d'adozione. Un uomo che “possiede le chiavi per aprire una delle porte dietro cui dimora la memoria di ogni universo”. [...]

Leggi l'articolo completo...