Spazio X

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Numero 1 Antonella Grasso

Tra Giugianello e Minervino: un angolo di mistero

Addentrandosi tra le lande del territorio salentino, tra le pietre modellate dal tempo e le radure silenziose sferzate da un vento impetuoso, non sfugge agli occhi e al cuore di un osservatore attento, un'atmosfera gravida di mille storie da raccontare.
Il Salento è una terra ricca di testimonianze preistoriche, di culti precristiani che si perdono nella notte dei tempi, di leggende e miti popolari che si tramandano di generazione in generazione, legate alla fitta presenza di megaliti sul territorio.

Nella terra dell'antica Juianellum, si narra che le streghe danzassero tutte le notti nelle aie per spaventare i bambini.

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Qui, sul fondo denominato “Tenenti” sono presenti i “massi della vecchia” gigantesche pietre modellate dagli agenti atmosferici risalenti all'età preistorica. La vecchia, ossia, la “striara”, viveva in quel luogo insieme al marito, “lu Nanni Vorcu”, e filava con lu furticeddu”, il fuso, il destino dei contadini.
Secondo Aristotele, il fuso della vecchia sarebbe stato collocato nella sua posizione da Ercole, da cui prende il nome di “masso oscillante d'Ercole”, il cui passaggio da quel posto sembra essere testimoniato anche dalla presenza di un masso che ha proprio la forma di un piede, appunto il “piede di Ercole”.
La vecchia strega dormiva su un masso rotondo, “Lu lettu te la vecchia”, e da sopra quel letto, appena sveglia, alle prime luci dell'alba enunciava le sue rivelazioni profetiche.
La leggenda narra, inoltre, che strega possedeva un favoloso tesoro: una chioccia con 7 pulcini d'oro. Questo tesoro, desiderato da molti, poteva essere sottratto alla vecchia strega solo in due modi nel giorno di San Giovanni, il 24 giugno: o spostando l’enorme masso che costituiva il giaciglio della strega oppure rispondendo, senza esitazione, a tre sue domande fissandola negli occhi. Chi non riusciva a fere una delle due opzioni veniva tramutato in una statua di pietra. La conquista del tesoro comportava un contrappeso di anni di disgrazie e di cattiva sorte.
Sul letto della vecchia sono collocate alcune “coppelle”, testimonianza di riti legati ai culti dell'acqua e della pioggia.
Dei culti e dei riti propiziatori celebrati nella notte delle streghe, cioè, quella di San Giovanni, non resta che una flebile memoria perduta nel tempo, contaminata dagli influssi dei popoli che hanno lasciato tracce del loro passaggio sulla terra salentina.
Tra Minervino ed Uggiano La Chiesa, in contrada “Li Scusi” sorge un'imponente struttura megalitica, costruita tra il V e il III millennio a.C. forse per nascondere qualcosa, probabilmente un tesoro di una civiltà scomparsa.
Si tratta del primo dolmen rinvenuto in Puglia, secondo per dimensioni a quello di Bisceglie. Fu scoperto da Luigi Maggiulli nel 1879.
È costituito da una lastra orizzontale sorretta da otto lastre verticali. Si pensa che il megalite fosse utilizzato per sacrifici animali o per compiere riti antichi. Sulla lastra orizzontale vi è un foro, dove si pensa si inserisse il capo degli animali durante i riti sacrificali.

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Durante il solstizio d'estate, i raggi del Sole penetrano attraverso questo foro,intorno a mezzogiorno, proiettando un cerchio di luce all' interno del dolmen e inondando di energia gli astanti. Il megalite, infatti, è un portale energetico di una linea magica che attraversa l'Europa verso Nord e corre parallela lungo una frattura della crosta terrestre da cui attinge l'energia benefica per la salute. Un potente campo elettromagnetico è stato rilevato intorno al dolmen, così come la crescente sensazione di benessere di coloro che si trovano nei pressi della struttura megalitica. Diversi tipi di disturbi scomparivano nei pressi della pietra per ricomparire allontanandosi da essa. Strutture simili sono presenti in diverse zone d'Europa, erette da popoli che non sono mai entrati in contatto tra loro. L'ipotesi più accreditata è quella relativa alle migrazioni dei popoli asiatici verso il bacino del Mediterraneo. C'è chi le ritiene testimonianze di popolazioni risalenti alla mitica Atlantide. Quel che è certo è che i megaliti sorgono in luoghi ad alta carica energetica. Infatti, le popolazioni primitive, legate ai ritmi della natura, erano in grado di individuare e sfruttare tali energie benefiche. Non è chiaro quale fosse la funzione di tali strutture megalitiche. Si pensa che fossero utilizzati per officiare riti funebri, riti per propiziare la semina e la raccolta, per la fecondità o strumenti per studiare il cielo: sono, infatti, tutti orientati a Nord e sud est, lungo quella linea definita “linea della fertilità”. Mentre un dolmen ha una valenza femminile, con la sua funzione di accogliere i messaggi dal cielo e recepire le energie guaritrici, i menhir hanno una valenza maschile (sono simboli fallici) di unione tra Terra e cielo. I megaliti hanno particolari inclinazioni che consentono di sfruttare le energie del luogo. Purtroppo in Puglia, soprattutto nel Salento, con l'avvento della cristianità, tali strutture megalitiche sono state distrutte, cristianizzate attraverso simboli religiosi o affiancate da cappelle per eliminare i segni di quegli antichi culti pagani. Si ipotizza per il Salento, soprattutto per Giurdignano, un parallelismo con Stonehenge. Si tratta di una simbologia fortissima. Dolmen e menhir, infatti, rappresentano la vita che nasce, sono un ponte di collegamento con il mondo divino ma anche con il mondo ultraterreno e del mistero, il potente dualismo maschile/femminile da cui ha origine il tutto.

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