Uomo e Natura, un rapporto conflittuale
L'inarrestabile, misteriosa e distruttrice forza della Natura e le grandi responsabilità dell'uomo
Natura! Ne siamo circondati e avvolti - incapaci di uscirne, incapaci di penetrare più addentro in lei. Non richiesta, e senza preavviso, essa ci afferra nel vortice della sua danza e ci trascina seco, finché, stanchi, non ci sciogliamo dalle sue braccia. Crea forme eternamente nuove; ciò che esiste non è mai stato; ciò che fu non ritorna - tutto è nuovo, eppur sempre antico. Viviamo in mezzo a lei, e le siamo stranieri. Essa parla continuamente con noi, e non ci tradisce il suo segreto. Agiamo continuamente su di lei, e non abbiamo su di lei nessun potere. Sembra aver puntato tutto sull'individualità, ma non sa che farsene degli individui. Costruisce sempre e sempre distrugge: la sua fucina è inaccessibile... Il dramma che essa recita è sempre nuovo, perché crea spettatori sempre nuovi. La vita è la sua più bella scoperta, la morte, il suo stratagemma per ottenere molta vita... Alle sue leggi si ubbidisce anche quando ci si oppone; si collabora con lei anche quando si pretende di lavorarle contro... Non conosce passato né avvenire; la sua eternità è il presente... Non le si strappa alcuna spiegazione, non le si carpisce nessun beneficio, ch'essa non dia spontaneamente... È un tutto; ma non è mai compiuta. Come fa oggi, potrà fare sempre.
(J.W. Goethe, Frammento sulla natura, 1792 o 1793)
Il rapporto di amicizia uomo-natura non è mai stato propriamente idilliaco, in quanto anche in tempi antichi l'uomo si è dovuto sempre difendere dai continui attacchi della Natura che, però, veniva guardata con maggior rispetto.
La Natura, come afferma Goethe, per l'uomo è stata ed è ancora un grande mistero. Viviamo immersi in essa ma è come se fossimo degli stranieri, non riusciamo a cogliere il suo vero significato e, ancor meno, riusciamo a prevedere quando, come e perché si scaglierà contro di noi.
Contro i violenti e distruttori attacchi della natura l'uomo può solo cercare di difendersi nonostante egli stesso sia uno dei suoi principali distruttori.
L'uomo, infatti, soprattutto negli ultimi tempi, ha cercato di trarre vantaggio da ogni piccolo angolo della terra, schiavizzandola a suo piacimento e secondo i propri interessi per ottenere sempre più materie prime che, avidamente, vengono utilizzate per ricevere maggiori profitti.
Basta osservare le costruzioni abusive in luoghi non edificabili, le foreste disboscate, i corsi d'acqua deviati artificialmente, e questi sono solo alcuni degli esempi della violenza perpetuata dall'uomo ai danni della Natura che, quasi a mo' di vendetta, risponde a questi affronti umani con la sua incommensurabile forza distruttrice delle catastrofi naturali.
Già Platone, nel "Timeo" vede nel distruttivo attacco della Natura una punizione da parte degli dei nei confronti delle azioni avverse dell'uomo.
Molte sono e in molti modi sono avvenute e avverranno le perdite degli uomini, le più grandi per mezzo del fuoco e dell'acqua... Quella storia, che un giorno Fetonte, figlio del Sole, dopo aver aggiogato il carro del padre, poiché non era capace di guidarlo lungo la strada del padre, incendiò tutto quello che c'era sulla terra ed anch'egli morì fulminato, ha l'apparenza di una favola, però si tratta in realtà della deviazione dei corpi celesti che girano intorno alla terra e che determina in lunghi intervalli di tempo la distruzione, mediante una grande quantità di fuoco, di tutto ciò che c'è sulla terra... Quando invece gli dei, purificando la terra con l'acqua, la inondano,... coloro che abitano nelle vostre città vengono trasportati dai fiumi nel mare... Nel tempo successivo, accaduti grandi terremoti e inondazioni, nello spazio di un giorno e di una notte tremenda... scomparve l'isola di Atlantide assorbita dal mare; perciò ancora quel mare è impraticabile e inesplorabile, essendo d'impedimento i grandi bassifondi di fango che formò l'isola nell'inabissarsi.
(Platone, Timeo, 22c-25d, passim)
L'uomo, purtroppo, ancor più nei giorni nostri, assetato di ricchezza e di avidità, si illude di essere superiore e più potente della Natura e, con prepotenza e senza un minimo di rispetto, agisce sull'ambiente apportando modifiche o innovazioni, provocando in tal modo notevoli e catastrofiche conseguenze come lo scioglimento dei ghiacciai, gli uragani, le alluvioni, i terremoti, gli tsunami, e così via.
Tutto ciò ci mette di fronte alla realtà che la nostra condizione umana non è, come erroneamente siamo portati a credere, al centro dell'Universo e di tutte le cose ma siamo solo una piccola parte di tutto il Cosmo, tra l'altro anche debole, impotente e che soccombe di fronte alla forza inarrestabile, misteriosa e distruttrice della Natura.
A tal proposito ricordo le parole di Rusconi, in un articolo pubblicato sulla Stampa il 30 dicembre 2004 intitolato "L'Apocalisse e noi", in cui afferma: "La violenza assassina del sisma ci pone davanti alla nostra nuda condizione umana e alle nostre responsabilità. Inadeguatezza delle nostre conoscenze, l'insufficienza delle nostre tecnologie... Un punto tuttavia - tutto laico - è ineludibile: dobbiamo investire nuove energie sul nesso tra natura e comunità umana. Energie di conoscenza, di tecnologie ma anche di solidarismo non genericamente umanitario, ma politicamente qualificato".
(G.E. Rusconi, L'Apocalisse e noi, in «La Stampa», 30 dicembre 2004)
La Natura ci ha permesso di essere in questo mondo come una "Madre" ed in qualità di "nostra Madre" ha bisogno del rispetto di noi figli.
Dobbiamo ricominciare ad amarla e a rispettarla nel suo essere, nelle sue leggi, nelle sue ciclicità, forse non arresteremo mai la sua "forza misteriosa", dovuta all'inarrestabile movimento del pianeta, ma sicuramente mitigheremo molte catastrofi che, ad oggi, sono solo conseguenza del nostro agire.