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Illustrazione tratta da "I promessi sposi" dell'incontro tra l'Innominato e il cardinal Federigo (capitolo 23) - Fonte: Wikipedia
Numero 4 Anna Leo

La redenzione dell'innominato

Dalle tenebre alla luce: il percorso attraversato dal personaggio creato da Manzoni ne “I Promessi Sposi”

L’Innominato, personaggio centrale, velato da misteri, intrighi, è senza dubbio una delle figure più interessanti create volutamente nel romanzo “I Promessi Sposi” da Alessandro Manzoni, per rendere la storia ricca di colpi di scena.
Adombrato il suo vero nome, vive nel Castello nei pressi di Lecco, sostenuto da una superbia senza limiti, non conosce rimorsi di coscienza, non ha paura di nulla e di nessuno.
Uomo potente e malvagio a cui piace fare ciò che è vietato dalle leggi o impedito da una forza qualunque. Si circonda di uomini di fiducia, privi di scrupoli, che lo aiutano con devozione a realizzare i suoi illeciti, con un unico pericoloso interesse: il gusto di comandare.
Le passioni perverse di questo personaggio sono tali da ricordare che la sua personalità, il suo essere, si forma, in un contesto storico in cui, prepotenze e competizione sono la base della tirannia esercitata dai potenti, nel periodo che va dal 1628 al 1630 in Lombardia, dal dissennato malgoverno spagnolo.

Ergane, immagine benessere
Di Francesco Gonin (1808-1889)
edizione del 1840 dei Promessi Sposi
Fonte: Wikipedia

Egli da spettatore, insieme ad un sentimento di sdegno, costruisce sulle proprie azioni la ferocia come rivalsa, non tralasciando occasione di perfezionarla su gente debole o forte già temuta dal popolo.
Il cambiamento dell’Innominato è lo sviluppo del dramma interiore di un uomo padrone, abituato da sempre a compiere imprese rischiose, che vive una vita in maniera turbolenta, proprio a causa della condizione umana. Sembra che il Manzoni, per attenersi quanto più possibile alla realtà, abbia preso spunto per la creazione del personaggio, da un bandito realmente esistito, Francesco Bernardino Visconti.
Lentamente, con l’inesorabile scorrere degli anni, il sopraggiungere della vecchiaia e il timore della morte, che ineluttabilmente lo avrebbe condotto al cospetto del giudizio divino, la sua imperturbabilità comincia a perdere sicurezza e, ad un tratto, prova “una certa uggia delle sue scelleratezze”.
L’uomo indistruttibile che ha sempre vissuto nella fredda solitudine del suo smisurato orgoglio, improvvisamente si vede crollare addosso il terribile fardello delle tante azioni delittuose commesse. L’incontro con Lucia, gli suscita sentimenti di pietà, si rende conto di aver inseguito soltanto il male nella sua vita. Troppo anche per la coscienza di mille uomini!
Lucia che, disperata ed implorante, gli racconta dell’esistenza di un Dio capace di perdonare anche i peccati più gravi pronunciando la celebre frase: “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia!”, diventa il preludio della conversione.
La notte di tormenti, causata da una tempesta spirituale nella quale passioni infuocate si scontrano duramente, originano una trasformazione irreversibile, dove lo spirito eroico dell’Innominato passa al servizio del bene, poiché non è il suo temperamento la sua tenacia a subire una metamorfosi, bensì la sua coscienza. Il passaggio del personaggio dalle tenebre del male in cui viveva e sottoponeva gli altri, passa dalla parte opposta, cioè la sua anima diventa luce guida, e la grandezza economica un bene di tutti.
Così, come è stato grande nella crudeltà, diventa grande nell’umiltà. Disperato, vede, riconosce, giudica tutte le mostruosità compiute. Grande nella cattiveria prima; grande nella bontà dopo. Un mutamento esemplare di una vita, per opera della mano e volontà della fede divina.
Il Manzoni, attraverso la descrizione di questo personaggio, trasmette un importante messaggio ai lettori: il confine tra il bene e il male non è mai così netto come sembra.
Rileggendo il romanzo, mi soffermo a pensare su quanto gli eventi storici e politici si ripetano nel tempo. Il Manzoni delinea alcuni aspetti umani che viviamo nella società attuale, dove il crimine è diventata una piaga e l’uomo impotente, disarmato ne subisce le conseguenze. Come unico segno di salvezza che ci metta al riparo della malvagità, dobbiamo aspettare qualcosa che cada dall’alto o possiamo ancora sperare che civiltà e l’uguaglianza possa essere costruita da sani valori e principi da noi terreni?
Fiduciosi, aspettiamo il domani.

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