Spazio X

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Numero 4/2017 Angela La Fortezza

L'uomo guardò il cielo e scoprì se stesso. Riflessioni sparse sul rapporto su astronomia ed astrologia e sulla potenza del linguaggio astrologico

Un viaggiatore visitò una volta un tempio e notò un uomo seduto quietamente presso una colonna. Gli fu detto che quell'uomo era il più saggio del paese. Avvicinandolo egli notò che era cieco. “Da quanto tempo sei cieco?”, gli chiese. “Dalla nascita”, fu la risposta. “E quale sentiero di saggezza segui?” chiese egli all'uomo cieco. “Sono un astronomo”. Il cieco si toccò la testa e continuò: “Osservo tutti i Soli, le Lune e le Stelle qui dentro”.
Kahlil Gibran

Prologo.
Questo scritto vuol rappresentare un’occasione per l’avvio di una riflessione sul rapporto tra astrologia, astronomia e fisica quantistica nel tentativo di addivenire al necessario superamento della visione dicotomica della realtà da parte del mondo scientifico, ma a volte anche di quello astrologico; come pure di trascendere derive autoreferenzialiste che non contribuiscono allo svelamento della Verità.
Personalmente avallo la tesi secondo cui, in realtà, astronomia e astrologia siano in sé complementari, come lo sono la forza elettromagnetica e la forza nucleare debole di cui si parlerà più avanti; che non ci sia antitesi, nessuna separazione, ma solo la sconfinata possibilità per ogni disciplina di interagire con apertura, trasparenza e passione, al fine di contribuire - ciascuna secondo le proprie leggi ed i propri linguaggi - alla comprensione del mistero della vita e dell'umana esistenza.

Astrologia e forza nucleare debole.
Come è noto, l’astrologia affonda le radici in un passato lontano (oltre 3000 anni fa), quando le prime civiltà antiche iniziarono a guardare il cielo e ad interrogarsi su cosa fossero le stelle ed i corpi celesti, convinte che custodissero messaggi importanti per il genere umano. L’astrologia e l’astronomia nacquero da una mescolanza di religione e scienza nell'area geografica della Caldea e della Mesopotamia ad opera dei Babilonesi e si diffusero progressivamente anche ai popoli confinanti, fino a raggiungere il loro apice in epoca ellenistica nell’Antico Egitto.
In quell'epoca, la cultura astrologica e quella astronomica - che trovarono un grande centro di diffusione nella città di Alessandria, sede della più famosa biblioteca dell’antichità e di scuole in cui si compivano fiorenti studi astronomici ed astrologici allora di fama internazionale - erano inseparabilmente intrecciate. L’astronomia e l’astrologia erano entrambe considerate scienze; erano accomunate dallo stesso linguaggio di carattere filosofico, oltre che matematico, nonché dal desiderio profondo di conoscere il creato e di penetrare il mistero della vita e dell'infinito. Entrambe, inoltre, erano praticate dagli stessi sacerdoti-astrologi-scienziati.
Dal periodo rinascimentale in poi le due branche del sapere andarono progressivamente allontanandosi, divenendo nel tempo due realtà sempre più inconciliabili: la prima, legata al metodo scientifico; la seconda, essenzialmente al linguaggio simbolico.
Oggi l'astronomia ed il mondo accademico-scientifico ad essa correlato non mancano occasione per dileggiare apertamente l'astrologia e rimarcare l’inaccettabilità del metodo astrologico e dei fondamenti teorici di quest’antica disciplina.
Molti astrologi, dal canto loro, si fanno sostenitori della tesi secondo cui l'astrologia non apparterrebbe affatto alle scienze cosiddette esatte, quanto piuttosto alla psicologia; posizione questa sostenuta anche dal grande psicologo e psicanalista Carl Gustav Jung, il quale realizzò una personale ricerca intesa a stabilire connessioni astrologiche alla personalità, in tutte le sue estrinsecazioni.
I più recenti studi della fisica moderna, peraltro, attestano chiaramente quanto l’astronomia sia in grado di osservare e studiare solo una piccolissima parte della materia esistente, quella porzione di materia cosiddetta luminosa, che costituisce meno del 4% di tutta la materia; mentre non conosce assolutamente nulla del restante 96% del creato.
È ipotizzabile, pertanto, che le due discipline non siano affatto in antitesi, ma che si occupino di osservare due parti differenti della medesima realtà, che siano due specchi riflettenti la medesima realtà, ovvero che percorrano lo stesso sentiero da sponde che si scrutano costantemente. A tal proposito, è avvincente la tesi sostenuta dall’astrologo Federico Sartori (sul blog “freeartnews.forumfree.it) secondo cui da un lato “l'astronomia osserva la luce elettromagnetica e studia le immagini che essa riflette”, dall’altro “l'astrologia ascolta la ‘musica celeste’, la potente forza della natura che la fisica chiama ‘debole’ ”.
La forza nucleare debole, secondo quanto abilmente spiega il noto fisico Vittorio Marchi nel suo libro “La scienza dell’Uno”, “…è l'unica forza di cui tutte le altre sono manifestazioni. Muove il cuore delle stelle e commuove quello dell'uomo. È impropriamente chiamata debole, perché sfugge all'analisi degli strumenti scientifici, mentre è rivelatrice per il sistema neurocerebrale umano”. Essa è in grado di trasmettere emozioni ( emo=sangue + azione), di unire il visibile all'invisibile, di provocare la trasmutazione delle sostanze - ossia l’alchimia -, di dirigere e governare l'evoluzione cosmica, di trasformare la materia nucleare. Essa “dirige e controlla la fusione nucleare di tutte le stelle dell'universo” e, come prosegue Sartori, “penetra il cuore di ogni atomo, cioè ogni corpo dell’universo, anche quello umano. E’ l'unica forza che unisce la piccola porzione di materia visibile all’immane porzione invisibile (del cosmo)... E’ ... l'amore che muove il sole e le altre stelle, come scriveva Dante”.
È … “l'unica forza, l'amore, che lega e dà vita a infiniti mondi” come sosteneva Giordano Bruno; È, secondo il fisico Giuliana Conforto, “l'unica che ha un’intima e penetrante relazione con il cuore di ogni cosa, quello del sole e delle altre stelle... quello della terra e anche quello dei cristalli e delle molecole organiche. Il “cuore” è la materia nucleare... È il campo nucleare debole che anima, muove il cuore e lo fa girare: a temperature elevatissime, è come un fuoco che però non brucia gli organismi, ma piuttosto li penetra nelle loro viscere più profonde; è debole come può essere l'amore che innamora, provoca e commuove la psiche. È troppo semplice? E perché la vita, che anima tutto e tutti, dovrebbe essere complicata? È che siamo educati a credere nella divisione tra organico ed inorganico, divisione mai provata però. La vita è tutto ciò che si riproduce e mantiene il suo ordine, nei nuclei appunto, fino a co-muoversi, anzi commuoverci”.
La forza nucleare debole può essere definita, dunque, come la coscienza, l’energia vitale, il prana, l’amore, etc. ed è quel campo all’interno del quale si muovono l'astrologia, l'alchimia, la spiritualità, la religione, il simbolismo, i processi di autoguarigione, etc.. Di contro, la forza elettromagnetica di cui si occupano gli astronomi mostra solo il visibile dell’osservabile; crea l'orizzonte illusorio degli eventi; crea lo spazio-tempo; crea una realtà di immagini (per interferenza di onde vibratorie) che è illusoria.
Si legge ancora nel forum succitato che, “l'astronomia non ha prove certe per escludere che l'universo tutto sia intelligente e vivo”; mentre “l'astrologia - illuminata dalla forza nucleare debole - ha la possibilità di cogliere quegli aspetti ai quali l'essere umano è sensibile, aspetti per l’appunto trasmessi dalla forza o luce debole… La luce debole è l'unica forza che illumina il tutto (sia la porzione visibile sia quella invisibile)”; potremmo dire che essa “è la vita che genera il ‘film’: (quella realtà virtuale), emozionante, olografico ed interattivo nel quale siamo immersi”, di cui lo Zodiaco è uno dei sistemi di proiezione.
Luce “debole ed elettromagnetica sono due forze della natura ovvero due tipi di luce strettamente legati l’una all’altra: sono come due piste, audio e video del film”. Nella fattispecie, “la forza elettromagnetica è una traccia della luce debole; è la luce riflessa dalla materia luminosa”, che noi osserviamo delle stelle, delle galassie, dei pianeti e di tutti i corpi celesti; essa costituisce – continuando ad utilizzare la metafora introdotta dal Sartori – la sola pista video, il film muto, di cui la forza debole costituisce l’audio. Lo Zodiaco, invece, “è inteso come un sistema di trasmissione audio le cui musiche deboli risuonano nell'intero sistema solare, si trasmettono da cuore a cuore, da nucleo a nucleo di tutti i corpi, stelle, pianeti ed esseri viventi, e per questo anche al cuore dell'essere umano”.
Per l’astrologia, le distanze oggetto di studio dell'astronomia, non contano affatto, “perché quella trasmissione audio è non-locale”, ossia avviene - sulla base del fenomeno quantistico denominato ‘entanglement’ - a prescindere dalle distanze, anche tra sistemi spazialmente separati, “ovunque ci sia un cuore aperto e disponibile ad ascoltarla”. Il linguaggio astrologico è il linguaggio dei simboli, è la traccia musicale di una realtà virtuale che l'essere umano rende reale prestando ascolto alle proprie emozioni, sensazioni, percezioni, e comunicandoli.

Sulla potenza del linguaggio astrologico.
Il linguaggio simbolico, ispirato dal campo nucleare debole, costituisce una chiave per comprendere l'universo, in grado di svelare corrispondenze universali e l'intimo contatto fra tutte le cose, di riunire il vicino ed il lontano, la realtà visibile e quella invisibile.
Se tutto ciò fosse definitivamente acclarato dalla scienza esatta, allora non solo continuerebbe ad essere cogente il principio secondo cui “astra inclinant, non necessitant” (San Tommaso D’Aquino), quanto piuttosto sarebbe validata l’eresia folle di Giordano Bruno, secondo il quale “non sono solo le stelle a influenzare l'uomo, ma anche l'uomo a influenzare le stelle”. Nel momento in cui presta attenzione a se stesso, fa emergere la conoscenza integrale del proprio sé, diventa consapevole sempre più della propria unità ed unicità, si connette alla propria vera Natura, l'uomo modifica il suo rapporto con le stelle e, dunque, ha la possibilità di trasformare il proprio Oroscopo.
Il Tema Natale rappresenta, pertanto, la struttura simbolica della totalità della persona (Dane Rudhyar), la mappa energetica dell'individuo, la rappresentazione della forma di integrazione dell'uomo con l'universo, il Mandala di ogni vita individuale, ma anche l’immagine riflessa di una porzione dell’intera melodia del creato che, olograficamente, riproduce l’universo intero.
Tali concettualizzazioni fanno emergere l'importanza di un’adeguatezza della consulenza astrologica, proprio perché il linguaggio astrologico è un linguaggio molto ricco e variegato, suggestivo e profondo; un linguaggio che tocca l’anima e permette all’'astrologo di scendere nel profondo dell'individuo, nella parte sensibile, spesso sconosciuta ed a volte “oscura” dello stesso, di entrare in contatto con le energie primarie della persona, di mettere in luce gli aspetti ‘deboli’ della condizione esistenziale personale dell'individuo onde migliorarne le capacità di approccio alla realtà ed il suo funzionamento.
La potenzialità intrinseca dello “spartito” astrologico presuppone che tra l'astrologo e la persona che a lui ricorre si crei una relazione significativa e pregnante, che si crei un'empatia, una comunicazione profonda, in modo tale che l'interpretazione del Tema Natale possa essere in qualche modo illuminante per la persona, fornirle delle chiavi interpretative differenti, accettabili e plausibili della propria realtà; possa agevolare l'acquisizione di un livello di consapevolezza più adeguato della propria condizione da una prospettiva evolutiva e di cambiamento, consentendole di non rimanere bloccata nelle difficoltà o nella delusione, ma di sintonizzarsi pazientemente - invece - con il dinamismo e la natura ciclica della vita e con i ritmi stabiliti dal Creatore di tutte le cose. Il linguaggio astrologico, inoltre, dispone di un potere notevole di suggestione dell'individuo e questo impone all’astrologo di “usare” questo potere con grande prudenza, delicatezza e consapevolezza.
Non si tratta, infatti, di un'attività di modellamento e manipolazione dell'individuo, bensì di una pratica di svelamento, che consiste nel condurre la persona fuori dall'oscurità, alla luce e consente alla stessa di armonizzarsi con la vera natura del proprio essere. Tale attività richiede per l'astrologo una profonda integrità morale, il riferimento ad un codice deontologico ben preciso in cui spiccano i valori della coerenza e correttezza, della gradualità, cautela e del rispetto dello stato emotivo ed esistenziale del consultante, della necessaria contestualizzazione delle interpretazioni astrologiche alla condizione esistenziale, culturale, socio-ambientale della persona. In ultimo, ma non da ultimo, è opportuno sottolineare la necessità per l’astrologo di adottare modalità di comunicazione interpersonale congrue a sostenere il potere suggestivo dello strumento astrologico, modalità che devono caratterizzarsi innanzitutto per chiarezza e semplicità.

Gli uomini ad un certo momento sono padroni dei loro destini. La colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi, se siamo schiavi.
William Shakespeare




Bibliografia:

Vittorio Marchi, La scienza dell’Uno. La chiave dell’universo nascosto, Macro Edizioni, 2007.
Jim Tester, Storia dell'astrologia occidentale. Dalle origini alla rivoluzione scientifica, ECIG, 1999.
Oswald Wirth, Il simbolismo astrologico, Atanor Editore.
Roberto Sicuteri, Astrologia e Mito. Simboli e miti dello Zodiaco nella Psicologia del Profondo, Astrolabio Ubaldini Editore, 1978.
Federico Sartori, Astrologia e astronomia a confronto, freeartnews.forumfree.it.
Carl Gustav Jung, Tipi Psicologici, Bollati Boringhieri, 2011.
Carl Gustav Jung, Psicologia dell’inconscio, Bollati Boringhieri, 2012.
Giuliana Conforto, L’eresia di Giordano Bruno e l’eternità del genere umano, Noesis Editrice, 2015.
Massimo Teodorani, Entanglement, Macro Edizioni, 2007.
Dane Rudhyar, L’astrologia della personalità. Alla luce della psicologia del profondo e della filosofia olistica, Astrolabio Ubaldini Editore, 1986.
Angela La Fortezza, Astrologia Esperienziale I, autoproduzione, 2007.

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