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Numero 2/2017 Antonio Cotardo

L’incredibile storia di Yacouba Sawadogo

L’uomo che ha reso fertile il deserto

In un tempo in cui si fa presto a diventare famosi, condividendo a destra e a manca le proprie performance, mettendosi in ridicolo pur di incrementare all’inverosimile le visualizzazioni, nemmeno i super-eroi se la passano tanto bene, altro che Diabolik o Dylan Dog! Ne sa qualcosa il nostro povero Yacouba Sawadogo. Sembra infatti che gli eroi moderni, siano i blogger, possessori indiscussi dei like, la nuova malattia del secolo, capace di mietere più vittime di un’influenza, attaccando ferocemente l’emisfero più delicato del nostro cervello, attraverso la tecnica del pollicione matto. Quello che fa sicuramente più rabbia è rendersi conto, amaramente, che una storia come quella di Yacouba, che dovrebbe essere presa come esempio dall’intero universo, non riesca invece a fare breccia nel cuore della gente, ma soprattutto non riesca a fare notizia, inondando le cronache locali di quell’ottimismo che sembra essersi smarrito nel nulla. Un ottimismo seppellito da decine di migliaia di cattive notizie che ci spiattellano in faccia quotidianamente, violentando le nostre coscienze, alla faccia del positivismo di Auguste Comte, inteso esclusivamente nel suo lato costruttivo, lontano anni luce dalla negatività distruttiva dell’illuminismo, talvolta eccessivamente critica. Del resto però, bisogna ammettere che i veri eroi agiscono in silenzio e non sentono l’esigenza di avere un faro puntato addosso perché la luce ce l’hanno già dentro. Questa però è un’altra storia e, prima che l’attenzione venga catapultata altrove per un ovvio calo di concentrazione calcolato al millimetro dalla statistica, mi soffermo un “attimo” a spiegarvi chi è Yacouba Sawadogo.



Il Fatto

Come ampiamente discusso poc’anzi, gli eroi odierni sono tutt’altra cosa rispetto a quelli del passato. Prendendo in considerazione il lato fantasy della vita, il mio super-eroe preferito resterà sempre e soltanto Clark Kent, meglio conosciuto come Superman. Per quanto riguarda la realtà, invece, considero veri eroi tutti quelli che si sbattono dalla mattina alla sera per migliorare la vita degli altri, senza chiedere nulla in cambio, anzi spesso e volentieri senza ricevere nemmeno un misero e semplicissimo grazie, come se tutto fosse dovuto. È il caso del signor Yacouba Sawadogo che ha dedicato la sua vita alla salvaguardia dell’umanità e delle tradizioni, rispettando la natura e imparando ad “addomesticarla” per impedire l’esodo da una terra in fondo non così povera come vogliono farci credere: l’Africa. Yacouba Sawadogo infatti, è un brillante e innovativo agricoltore africano che è riuscito a far germogliare il deserto senza usare lo smartphone. Un fatto davvero s-o-r-p-r-e-n-d-e-n-t-e! Tralasciando definitivamente il lato ironico e se vogliamo anche quello tecnologico della questione, volevo semplicemente informarvi che negli anni Ottanta, tutta la vegetazione presente nella regione del Sahel, in Africa, era scomparsa a causa di una drastica riduzione delle precipitazioni che secondo alcuni documenti dell’epoca risalirebbe addirittura all’ottanta per cento! Un dato talmente allarmante che molti abitanti del luogo, seppur a malincuore, furono costretti ad abbandonare la propria terra pur di non morire di fame. Yacouba, invece, ripudiò l’idea di darsela a gambe levate e decise di rimanere nella sua terra stringendo un patto segreto nel suo cuore con essa. Uscì di casa e cominciò a guardarsi attorno. Era sprovvisto di tutto e davanti a lui si estendeva in maniera terrificante il deserto, tanto che a volte guardando l’orizzonte, gli sembrava addirittura di vederlo avanzare beffardamente. Cosa poteva fare un bambino come Yacouba, sprovvisto di macchinari e completamente analfabeta? La risposta giunse qualche tempo dopo in maniera quasi provvidenziale. I suoi genitori infatti, vedendolo saggio fin da piccolo, volevano fare di lui un Imam. Malgrado gli sforzi però, il piccolo Yacouba non riusciva ad imparare quasi niente del Corano. Fu allora, che attratto in maniera irresistibile dalla terra, ebbe l’idea di mettersi a fare il contadino, folgorato da un’intuizione che gli balenò nella mente quando venne a conoscenza di un’antica tecnica di coltivazione africana: lo Zai. "Se vado via anch'io non resterà più nulla", pensava tra sé e sé.



Lo Zai

Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quello che trova! Continuo il mio discorso riportando a galla un antico detto popolare, con l’intento di sottolineare l’indiscussa saggezza degli antichi e l’importanza delle tradizioni di un tempo. Per quanto retrograda, infatti, la tecnica dello Zai consiste nel mettere i semi in delle piccole buche riempite di concime, le quali a loro volta si riempiono d’acqua durante la stagione delle piogge, conservandone in parte l’umidità che permetterà ai semi di prendere quel piccolo nutrimento essenziale alla loro crescita. I risultati non si fecero attendere perché Yacouba allargò le fosse e le ricoprì di foglie e letame per attirare le termiti. Furono proprio questi animaletti la sua vera forza lavoro, tanto che divennero i suoi principali alleati scavando dei veri e propri cunicoli che servivano a trattenere l'umidità e a sfruttare il letame per arricchire il suolo. Yacouba però non si limitò solo a questo. Nelle buche infatti piantò miglio, sorgo, sesamo ma anche numerosi alberi per fare ombra, alberi defoglianti che avrebbero concimato appunto il suolo, con la perdita delle loro foglie. Per farvi capire l’importanza di quest’intuizione posso solo fornirvi un dato incredibile: 27 ettari di vegetazione. Questo numero racconta che dal deserto assoluto il signor Yacouba è riuscito a creare una foresta di oltre ventisette ettari, che non sono affatto una cosetta da poco.



Yacouba si presenta al mondo

Se qualche rigo fa vi ho detto che la storia di Yacouba non è molto conosciuta, sono contento di smentirmi subito, appurando personalmente che finalmente sono giunti i primi riconoscimenti per quest’uomo. Primo fra tutti è senza ombra di dubbio il fatto che grazie a Yacouba, l’antica tecnica Zai è ritornata talmente attuale da essere insegnata nelle scuole di quelle regioni per preparare la popolazione ad affrontare al meglio una nuova eventuale siccità. Una storia entusiasmante e singolare che ha suscitato anche l’interesse planetario, tanto da essere stata presa in considerazione nell’ultima giornata mondiale dell’acqua attraverso la creazione di un documentario disponibile anche su You Tube. Tutto bene quel che finisce bene dunque, peccato solo per una nuova minaccia che si intravede all’orizzonte. Questa volta si tratta dei politici senza scrupoli che, sfruttando l’ondata di successo generata da Yacouba, hanno cominciato ad usurpare il territorio espropriando terre per cementificare in maniera ferrea, falciando gli alberi cresciuti con tanta fatica dal nostro amico. La nuova minaccia quindi non è più la siccità, bensì il dio denaro e se continuerà così, purtroppo il deserto prenderà di nuovo il sopravvento, insieme alla misera e sterile aridità dei sentimenti. Io però sono fiducioso e sono convinto che anche questa volta Yacouba riuscirà a mettere il suo zampino per salvare il mondo. Ancora però è presto per parlare, staremo a vedere! Nel frattempo la mia ammirazione va a Yacouba perché è grazie alle persone come lui se il mondo si mantiene ancora a galla, senza sprofondare nel baratro della meschinità.

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