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Numero 2/2017 Dott. Cosimo Bagnulo

Le malattie culturali. Le mammelle e l’accudimento

La nascita e lo sviluppo dell’attuale società umana ha le sue radici nel prolungato allattamento al seno dei piccoli umani

Tutti gli animali, appena nati, cercano di sopravvivere attingendo dall’ambiente circostante quello che per ognuno di essi rappresenta il cibo, in assenza del quale la vita risulterebbe impossibile.
Se si osservano le varie specie animali viventi si può assistere, da spettatori, ai vari tentativi messi in opera.
I mammiferi, da questo punto di vista, rappresentano l’esperimento meglio riuscito, sia perché la gestazione avviene all’interno del corpo materno sia perché, con la produzione di latte da parte delle mammelle femminili, la nutrizione nella prima e più delicata fase della vita è assicurata.
All’interno delle razze mammifere, ci sono notevoli differenze in rapporto alla durata dell’allattamento al seno dei neonati. Infatti per i primati e gli umani questo è protratto per molti mesi e a volte anche per più di un anno, mentre per la maggior parte delle altre razze è limitato a pochi mesi dopo i quali il piccolo viene allontanato e stimolato a cercare da solo il proprio cibo.
Da ciò si deduce che, se per la maggior parte dei piccoli mammiferi, l’ambiente esterno rappresenta un vero e proprio test di sopravvivenza, per i primati e per l’uomo questo impatto ambientale viene rimandato.
La conseguenza diretta di questo prolungato allattamento al seno nei primati è l’instaurazione di un rapporto più intimo del neonato con l’elemento materno, e pone le basi per lo sviluppo di quel “senso di appartenenza” che culminerà nella costituzione dei primi gruppi “familiari”, che sono, e/o restano, rudimentali o assenti nelle altre razze di mammiferi, sostituiti dalle “aggregazioni” del tipo “mandria”, “gregge”, “branco”, ecc.
Si può, quindi, affermare che la nascita e lo sviluppo dell’attuale società umana ha le sue radici nel prolungato allattamento al seno dei piccoli umani.
Resto sempre meravigliato quando scopro la perfezione e la visione olistica della forza organizzatrice dell’universo e come da un elemento, così apparentemente insignificante, possa svilupparsi qualcosa di grandioso e, soprattutto, senza dispendio energetico.
Nelle mie ricerche in campo medico, ho potuto constatare più e più volte la straordinaria efficacia pratica di molte soluzioni applicate alla vita da questa meravigliosa Intelligenza Cosmica, che riesce ad ottenere sempre il massimo risultato col minimo impegno energetico, col presupposto che si rispetti la destinazione d’uso di chi l’ha progettato e creato.
Ogni deviazione comporta una perdita sia in termini energetici sia in vite umane (ma anche animali!) falciate.
Si potrebbe dire che gli organi del nostro corpo che sono più soggetti ad ammalarsi sono quelli che risentono maggiormente delle deviazioni indotte dai modelli sociali creati e cresciuti durante i millenni di vita planetaria.
Attualmente gli organi collegati alla riproduzione femminile e maschile sono quelli che maggiormente mietono vittime ed hanno indotto i vari ministeri della salute a proporre strategie (le cosiddette Linee Guida!) per arginare il problema sia cercando di ridurre la mortalità sia le spese sanitarie connesse alle cure di malattie che sono sempre devastanti e onerose per chi le subisce.
In verità ho molti dubbi sulla reale utilità delle cosiddette tecniche preventive proposte. Vale per tutte il consiglio dato alle donne di sottoporsi periodicamente alla pratica delle mammografie ed ecografie mammarie, primo perché non si tratta di prevenzione, che significa impedire l’insorgenza della malattia, bensì di diagnosi precoce che vuol dire rilevare la malattia quando questa si è già insediata!
Riporto uno studio del 2006 che dimostra l’inutilità e i pericoli di queste pratiche:
Con gli Screening di massa si invitano, mediante la paura e il terrorismo psicologico, persone oggettivamente sane a cercare qualche malattia che nessuno vorrebbe avere.
Un esempio per tutti: la mammografia, che i medici all’unisono consigliano e spesso raccomandano di fare alle donne sopra una certa età, serve oppure no?
Ecco cosa dice la conclusione dello studio dell’ufficialissimo “Cochrane Collaboration” e pubblicato nel “Cochrane Systematic Review” nel 2006.
“Per ogni 2000 donne partecipanti allo screening, 1 avrà, dopo 10 anni, la vita prolungata (1 decesso per tumore al seno evitato rispetto a 2000 donne che non hanno fatto la mammografia). 10 saranno trattate per un tumore al seno in modo non necessario (overtreatment)”. Quindi: “0,5 decessi evitati ogni 1000 donne che fanno la mammografia per 10 anni, rispetto a 1000 donne che non si sottopongono allo screening mammografico”. Il che equivale a dire: "Statisticamente non rilevante ed economicamente inutilmente oneroso".
Senza contare i devastanti effetti psicologici dei “falsi positivi” per coloro che eseguono la mammografia: l’esame rivela qualcosa (nodulo, tumore, cancro, ecc.) che in realtà NON c’è. Su 1000 donne ben 242 avranno appunto una “sospetta diagnosi di cancro al seno non confermata dopo ulteriori esami”. (Barrat et al, British Medical Journal 2005).
Quindi i “falsi positivi” si aggirano intorno al 24%. Quante di queste donne saranno operate inutilmente? Quante di queste donne, a causa dello "stress da diagnosi", potranno innescare meccanismi psico-fisici ("effetto nocebo") molto pericolosi, dando origine a patologie vere e proprie?
Ciò che sconcerta di più è il credere di poter sconfiggere una malattia senza risalire alle cause.
Sembra proprio che al mondo medico, che dovrebbe garantire la salute dei cittadini/utenti, non interessino le cause, bensì gli effetti che vengono accuratamente celati per non interferire con la funzione produttiva del malato.

In questo scritto mi limiterò all’esame delle deviazioni più comuni che riguardano le mammelle e che le fanno ammalare.
Partiamo dalla funzione fisiologica di questi organi: produrre un liquido nutritivo per le fasi iniziali di vita del neonato.
Se osservate una donna che allatta vi renderete conto che essa usa tutto il suo corpo mentre esplica quella funzione: le mani accarezzano la testa e la schiena del piccolo ed il calore del suo corpo lo protegge dalle variazioni termiche esterne.
Per questo più che di semplice nutrizione bisognerebbe parlare di accudimento del neonato, perché é ciò che persiste anche dopo la sospensione dell’allattamento. Il piccolo crescendo porterà in sé il ricordo di quelle calde attenzioni materne e le cercherà in tutte le figure femminili con cui entrerà in contatto. Per le piccole invece scatta, fin dai primi anni di vita, il primo modello sociale indotto che si insinua subdolamente attraverso il gioco: l’accudimento di una bambola o bambolotto, kit per la sostituzione dei pannolini, passeggini, succhiotti, ecc. In pratica iniziazione alla maternità come compito fondamentale della sua vita di donna.
Finché il senso dell’accudimento si rivolge in linea discendente verso i piccoli propri o altrui (per esempio il caso delle maestre materne!), la salute mammaria è conservata, perché rispetta la destinazione d’uso del Creatore. Se invece cambia direzione si comincia a minare la salute delle mammelle.
Il cambio di direzione più frequente è quello in orizzontale fra i due elementi di una coppia. Il marito (compagno) cerca nella moglie (compagna) le stesse attenzioni che aveva dalla madre. A volte le stesse madri raccomandano alle future nuore (compagne) di trattare il proprio figlio come se fosse il loro! Se le donne accettano questo modello, nel loro percorso di vita c’è il cancro mammario!
Un’altro cambio di direzione abbastanza frequente è in senso ascendente: quando una persona più giovane accudisce persone anziane. In questo caso non si intende affermare che l’accudimento degli anziani faccia ammalare, ma certamente ciò accade se è distorto il rapporto che si viene a stabilire con essi. Per esempio: una figlia può tranquillamente accudire i propri genitori anziani, ma restando nel ruolo di figlia! Se invece si sente madre dei genitori rischia di andare incontro al cancro mammario. Lo stesso vale anche per le badanti, le infermiere di centri residenziali, che accudiscono persone anziane e assumono il ruolo di madri nei loro confronti.
Un caso di distorsione ascendente l’ho vissuto, purtroppo, in prima persona nel periodo universitario, avendo allacciato una relazione sentimentale con una ragazza del luogo. Si parlava già di matrimonio fra di noi e le famiglie erano entrate in contatto reciproco. Mancava solo il trasferimento dall’Emilia alla Puglia. A questo punto, essendo i suoi genitori molto anziani, lei ha scelto di non lasciarli da soli essendo l’unica nubile di quattro figli, interrompendo la relazione. Il risultato di questa scelta è stato, dopo poco più di un decennio, il cancro mammario, perché per lei i genitori erano diventati come figli da accudire. Come logica conseguenza non ha contratto matrimonio e attualmente vive da sola alla soglia dei 70 anni.
Un ultimo caso che sta diventando dilagante ai giorni nostri è l’accudimento da parte delle donne di animali domestici (prevalentemente cani e gatti) che assumono il ruolo di figli e sono trattati come tali.
Questa, secondo me, sarà la causa più frequente di cancro mammario nei prossimi decenni.
Mi è capitato, purtroppo, più volte di vedere donne dilaniate dal cancro mammario, opporre resistenza al liberarsi di un animale domestico, perché per loro era come se fosse un figlio!
Ho potuto constatare personalmente anche la situazione inversa: una cagnolina che adotta come figlio un bambino umano appena nato nella famiglia che lo ospita. Il risultato è sempre lo stesso: cancro mammario!
Questo non vuol essere un invito a non avere animali domestici in casa, per altri versi utili in casi particolari, ma di rispettare i ruoli naturali: l’animale resta animale, come il figlio resta figlio, il marito (compagno) resta marito (compagno), i genitori restano genitori, gli anziani restano anziani.
La vera prevenzione nel campo delle malattie mammarie é modificare drasticamente i modelli educativi delle bambine sin dai primi anni di vita, sostituendo i giocattoli da accudire con altri più creativi e stimolanti le funzioni cerebrali superiori, che sono caratteristiche degli umani.
Un altro aspetto è quello d’intervenire sui bambini in modo tale che crescendo si lascino alle spalle le qualità di dipendenza materna (per esempio lasciando in giro per casa capi d’abbigliamento e/o altro, come se ci fosse sempre la mamma che li raccoglie!) diventando uomini responsabili e veri compagni della propria donna!
Questa è la prevenzione che pratico quotidianamente nel mio ambulatorio con le mie assistite. Si tratta di impiegare un po’ del tempo della visita in una chiacchierata esplicativa. Non ha costi e può realmente salvare delle vite!
L’invito che faccio a tutti è quello di indagare, fra amiche e conoscenti che sono incappate in patologie mammarie di tipo neoplastico, se sussistono una o più delle situazioni esposte nell’articolo, oltre all’invito a rivedere l’impostazione educativa dei propri figli, se ce ne sono.

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