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Numero 3/2017 Edoardo Micati

Ambu Lanza

Non si sa come, e per quali meriti, il nostro Gigino, uno che ci vedeva poco, diventò autista di un'ambulanza del 118.

«Sentite questa, è proprio bella, da ridere, cose del genere si vedevano nei film di Stanlio e Ollio, scrivono di uno che addirittura si è infilato con l'ambulanza nel sottopassaggio della stazione e ci è rimasto incastrato, con i lampeggiatori saltati via come se fossero dei birilli. È la prima volta che mi capita di leggere di un simile incidente, eppure ne ho visti tanti col mio mestiere».
«Eppure non è il primo in assoluto, caro maresciallo, il primo fu uno di Scarfagnano, il nostro amico Gigino Caldoni» disse Giovanni Calò.
«E chi se lo può scordare Gigino, ha circa l'età nostra, ci vede poco, rotondetto, non molto alto, baffetto alla Adolphe Menjou, che si lisciava sempre. Ce l'ha ancora?» chiese Davide.
«Si, con qualche pelo bianco. Quante partite di ping pong con lui e con quell'altro scombinato di Pino del Bar e Tabacchi abbiamo fatto».
«Ti ricordi Giovanni quando organizzavamo il campionato estivo di ping pong? Per il singolo non c'erano problemi, ma nel doppio i compagni si sorteggiavano e la paura di tutti era di capitare con Gigino».
«E allora, parlatemi della storia del primo in assoluto» suggerì il maresciallo Otto Ortner.
«Suo padre, guarda caso, era molto amico di un politico salentino di destra che diventò anche ministro con Berlusconi. Nel 2004, non si sa come, e per quali meriti, il nostro Gigino fu uno dei primi in graduatoria in un concorso per conducenti di ambulanze. Pensa, uno che ci vedeva poco diventò autista di un'ambulanza del 118. Da allora, per noi, suoi amici più vicini, è stato Ambu Lanza. Ma guai a chiamarlo così, s'imbestialiva e cominciava a balbettare. Un giorno, verso luglio, due ambulanze erano state inviate a Lecce in Via Oslavia al numero 17 per rispondere ad una richiesta di intervento per un incidente fra due auto che aveva causato diversi feriti. Si disse nella telefonata che una di esse era uscita fuori di strada investendo dei passanti. Al numero 17 c'è la Chiesa di San Guido, ma non c'era stato alcun incidente, si era trattato di uno scherzo. Purtroppo le chiamate per burla sono frequenti, i mitomani aumentano. Fu loro ordinato di tornare immediatamente. E fu in quel momento che Gigino lanciò la sfida: "Chi arriva per ultimo pagherà 4 pizze questa sera": L'altro autista accettò. Gigino si lanciò verso la strada di San Cesario, sperando che il passaggio a livello della Sud Est fosse aperto. Il collega invece puntò verso la tangenziale, un percorso più lungo, ma anche più veloce. L'infermiere seduto accanto a lui, che ci vedeva bene, disse: "Gigino, il passaggio a livello è chiuso, e mo?" E lui: "non ti preoccupare, so io come passare e guadagnare pure tempo. Guarda dove ti porto, tu che sei di Carmiano non conosci queste scorciatoie, mentre io che sono di Scarfagnano, più lontano di Carmiano da Lecce, conosco questa città come le mie tasche". Arrivarono quasi subito davanti ad una ampia rotatoria, ci girò attorno, e si infilò in un sottopassaggio. Il collega urlò: "Cecato maledetto, è strittu, nun ci passi, rimanimu incastrati". I lampeggiatori saltarono uno dopo l'altro e l'ambulanza si trovò infilata come in un guanto. Rimasero dentro, visto che gli sportelli non si potevano aprire, e furono tirati fuori dopo quattro ore dai vigili del fuoco».
«Ed ora cosa fa?» domandò Ortner.
«Si licenziò dall'ospedale, si sposò con una ragazza di Caserta che frequentava l'Università di Lecce. Ora aiuta il suocero che ha un negozio di articoli elettronici e pure orologi. E lo sai cosa fa in particolare?».
«No, dimmi».
«Fa il riparatore di orologi».
«Mi stai prendendo in giro? Lui che non ci vede?».
«È stata sempre una sua passione e per ripararli usa un occhialino ingranditore che un buco lo fa diventare un tunnel, e in quelli ci passa facile con i minuscoli cacciavite».
«La prima volta che verrà in vacanza a Scarfagnano non dovreste chiamarlo più Ambu Lanza, bensì Oro Logio, che ne dite?».
«Bella questa, bravo il nostro maresciallo» ribadì Ferdinando.

Da "Lo Spezzatino" di em.

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