Spazio X

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Numero 3/2017 Fabio Alfonsetti

Trappist1, il nuovo sistema solare

Scoperto un sistema solare costituito da ben 7 pianeti simili alla nostra Terra

Lo scorso Febbraio ha creato molto scalpore l'annuncio della scoperta, da parte di un team di astronomi belgi e svizzeri a lavoro sui grandi telescopi posizionati sulle Ande cilene, di un sistema solare costituito da ben 7 pianeti piccoli e rocciosi, quindi di composizione simile alla nostra Terra ed ai "nostri" Mercurio, Venere e Marte, orbitanti attorno ad una stella assai più piccola e fredda del nostro Sole, 8% della massa e 12% del raggio del nostro Sole: una cosiddetta "nana rossa", posta in direzione della costellazione dell'Acquario. Questo sistema solare, denominato Trappist 1, è situato piuttosto vicino su scala galattica, trovandosi a 40 anni luce da noi. Ciò significa che la luce percorre in 40 anni la distanza che separa questo sistema da noi e che noi, osservandolo, lo vediamo com'era 40 anni fa.Va detto che 3 dei 7 pianeti del sistema Trappist 1, erano stati scoperti già nel 2015 e che da poco ne sono stati aggiunti altri 4. Perché si tratta, effettivamente, di un evento sensazionale?
Per una serie di motivi. Innanzitutto, nonostante a partire dal 1995, anno della scoperta del primo pianeta extra-solare, siano stati scoperti ormai circa 3600 pianeti fuori dal nostro sistema solare, in molti casi si tratta di giganti gassosi, simili al nostro Giove, quindi del tutto inospitali.
Poi va detto che il rilevamento di pianeti così distanti pone una serie di problematiche tecniche molto rilevanti, problematiche che vanno via via risolvendosi grazie all'affinamento degli strumenti osservativi nel corso degli ultimi anni ma che tale rimangono. I pianeti, come si sa, sono corpi che non emanano infatti luce propria. Quando osserviamo di sera ad occhio nudo Venere, Marte o Giove, li possiamo scorgere solo perché riflettono la luce solare.
Le stelle sono, come si sa, incommensurabilmente più grandi e massicce dei pianeti che girano loro attorno. Ora, pensiamo quanto sia difficile rinvenire un pianeta, più o meno grande, a distanza di decine, centinaia o migliaia di anni luce, rimanendo ovviamente nei confini della nostra Galassia, considerando come esso sia del tutto sovrastato dalla luce emessa dalla stella attorno alla quale gira. I due metodi più importanti per rivelare corpi orbitanti attorno ad altri soli sono sostanzialmente due: il primo è di carattere prettamente legato alla fisica dei corpi celesti. Come si sa, i pianeti girano attorno alle rispettive stelle, a distanza variabile, e la stella (o le stelle, considerando i tanti sistemi formati da 2 o più stelle) si trovano al centro del sistema, dal quale tengono avvinte a sé, con la loro grande massa, quella assai minore dei pianeti. Tuttavia, il fenomeno non è del tutto a "senso unico". Anche i pianeti infatti esercitano sulla stella attorno alla quale ruotano una forza attrattiva, che ovviamente è tanto più forte quanto il pianeta è vicino alla sua stella e quanto più e massiccio.
Il secondo metodo consiste invece nel paziente (e fortunato) lavoro di osservazione dei transiti. In cosa consiste? Esiste la possibilità di scorgere un piccolo calo nella luce irradiata da un astro che, in maniera indiretta, può essere addebitata solamente al passaggio di un corpo davanti a lui. Anche in questo caso, quanto è più grande la variazione negativa tanto più grande sarà il corpo che avrà parzialmente occultato la luce della stella, e viceversa.
Tornando a Trappist 1, è stato proprio così che sono stati scoperti i 7 gemelli della Terra.
Vediamo un po' nel dettaglio le caratteristiche di questo vicini sistema solare. Innanzitutto questi pianeti sembrano essere in rotazione sincrona con la loro stella. Cosa significa? Significa che ci mettono lo stesso arco di tempo per ruotare su se stessi e per fare un giro attorno al loro sole, così come fa la Luna nei nostri confronti. Significa che la durata del giorno e quella dell'anno, su quei mondi, è identica! Significa anche, però, che una metà della loro superficie è costantemente rivolta alla loro stella e l'altra metà si trova, invece, sempre al buio ed al gelo (è proprio il caso di dirlo) Tutti e 7 i pianeti orbitano ad una distanza inferiore di quanto Mercurio, il pianeta più interno del nostro sistema, faccia col Sole. Tuttavia questo non costituirebbe un problema insormontabile, se consideriamo che la stella in questione emana assai meno calore. Le condizioni di vivibilità, per questi pianeti come per tutti gli altri esistenti nell'universo, ruotano in realtà tutte attorno ad un parametro fondamentale, e cioè ricadere nella cosiddetta "fascia abitabile", quella zona che cioè riceva dalla propria stella una quantità di energia né in eccesso né in difetto. Più in particolare, una distanza che consenta all'acqua di mantenersi allo stato liquido.
3 dei 7 pianeti, quelli più interni, sembrerebbero del tutto inospitali, perché troppo vicini alla stella. I successivi 3 sono invece potenzialmente in grado di avere sulla loro superficie acqua allo stato liquido. Tuttavia, per le ragioni cui si accennava in precedenza, e cioè il fatto che i pianeti mostrino alla loro stella sempre la stessa faccia, gli scienziati ritengono che, in teoria, condizioni di vita possano mantenersi solo nella stretta fascia di confine tra un emisfero e l'altro, quello sempre cotto dalla luce solare e quello costantemente buio.
Questo quadro, probabilmente, ridimensiona già di parecchio l'entusiasmo della scoperta per i non addetti ai lavori. Ma l'entusiasmo non dovrebbe calare, perché questa scoperta è comunque il segno di come i telescopi di nuova generazione stiano affinando, sempre più, la loro "vista", e di come, quindi, altre scoperte interessanti, cioè di pianeti piccoli e rocciosi come il nostro, si susseguiranno a ritmi sempre più incalzanti. Non dobbiamo dimenticare inoltre, come vedremo meglio in seguito, che il numero di astri presenti nella sola Via Lattea è mostruoso e che una parte considerevole di essi dovrebbe avere dei pianeti che girano loro attorno. La scoperta di altre forma di vita, anche se elementari o comunque non intelligenti, non è stata in fondo indagata neppure ancora nel nostro sistema solare, se consideriamo che diversi astronomi non escludono assolutamente che possano esserci forme di vita negli oceani che scorrono sotto la superficie ghiacciata di alcune grandi lune di Giove e Saturno. Già considerando il nostro piccolo giardino di casa, in realtà, potremmo, teoricamente, non considerarci del tutto "soli".

Ergane, immagine spazio x
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