Spazio X

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Numero 3/2017 Maria Carrassi

Il ragazzo che parlava ai leoni

In paese si raccontava che spesso chi passava da lì sentiva dei ruggiti provenire dal giardino di mastro Andrea. Così lo chiamavano per via del suo lavoro di falegname ma, al di là di questo, lui era uno studioso della vita nella foresta e spesso si era assentato per fare dei lunghi viaggi nel continente africano.
A chi gli chiedeva se nel suo giardino ci fosse un leone, rispondeva che non sapeva di cosa parlassero perché lui non aveva mai sentito ruggiti provenire dal suo giardino ma, poiché non aveva mai invitato nessuno a visitare la sua casa, i sospetti si erano fatti più forti. E per di più molti avevano smesso di frequentarlo.
Il mistero aleggiava intorno a lui.
Un giorno in cui i ruggiti erano più forti, una signora che passava da lì si fermò ad ascoltare e constatò che comprendeva quel linguaggio che altro non era se non una richiesta di aiuto.
Allora denunciò il fatto, ma in questura le dissero che già avevano visitato il giardino di Mastro Andrea e che nulla avevano trovato.
Non contenta la donna decise di scoprire cosa si nascondesse in quella casa, per cui accentuò ancor di più la sua attenzione, quando passava da lì.
Un giorno mentre lei, ferma sul marciapiede cercava di capire il significato di quei ruggiti, le si accostò un ragazzo che si offrì di aiutarla perché anche lui era curioso di scoprire quel mistero.
Così il ragazzo, non visto si arrampicò sul muro di cinta e stette in attesa di veder passare un leone, ma l'unica cosa che scorse fu un ragazzo con una folta capigliatura molto simile alla criniera di un leone, che a stento si reggeva su due piedi, che si muoveva come un animale a quattro zampe e che riusciva anche ad arrampicarsi sugli alberi.
Disceso raccontò alla signora quanto visto, le disse del ragazzo che camminava carponi come un animale a quattro zampe ed emetteva solo ruggiti.
Ben felice per quanto appreso la signora ed il ragazzo fecero visita a Mastro Andrea, il quale si mostrò lieto di quella visita, pur temendone il motivo.
Quando gli comunicarono la loro scoperta, non potendo più negare l'evidenza, mastro Andrea rispose che quel ragazzo che ruggiva era per lui come un figlio, che lo aveva trovato nella giungla e che si era impegnato a civilizzarlo ottenendo, però, scarsi risultati.
Disse anche che non lo aveva portato in un centro specifico per paura che potessero fargli del male. A conferma di quanto diceva e per mostrare l'affetto che lo legava a lui, li portò in giardino.
Alla loro vista il ragazzo leonino cominciò a scodinzolare come se fosse un cane, e andato verso di loro cominciò a leccarli per mostrare la sua felicità.
La signora con molto garbo spiegò a Mastro Andrea che non poteva tenere con sé quella creatura e che aveva l'obbligo morale e civile di affidarlo a persone esperte che potevano veramente aiutarlo ad evolvere.
Messo alle strette Mastro Andrea denunciò il fatto ed il ragazzo fu subito portato in un centro di osservazione.
Il distacco fra i due fu molto doloroso, mastro Andrea piangeva e così il ragazzo.
Nei primi tempi nel centro di recupero, il ragazzo leonino si limitava solo a ruggire ma non si lasciava addomesticare.
Sembrava molto difficile portarlo alla civiltà.
Allora gli studiosi che lo avevano in cura decisero di fare un esperimento e lo portarono in uno zoo.
Tra tutti gli animali presenti lui manifestava una gioia particolare ogni volta che incrociava una leonessa.
Allora gli studiosi che lo avevano in osservazione decisero di inserirlo in uno spazio destinato ai leoni.
Fu una sorpresa: in quell'habitat il ragazzo era a suo agio e manifestava gioia ogni volta che incrociava quella leonessa che a sua volta rispondeva con grande enfasi.
Si comportavano come se avessero un dialogo perché ad un ruggito ne rispondeva un altro con relativi atteggiamenti.
Chiamarono la signora che aveva denunciato il fatto e le chiesero di tradurre quello che dicevano.
La signora senza esitazione disse che erano come madre e figlio, perché era lei che lo aveva allevato nella foresta.
Dopo questa affermazione si acuì l'osservazione sui loro comportamenti, e la curiosità di capire come mai quel ragazzo fosse stato allevato da una leonessa. Chi erano dunque i suoi genitori? Chi lo aveva abbandonato nella foresta? Nessuno conosceva la risposta. Il mistero li intrigava… chi poteva essere il padre se non lo stesso Mastro Andrea?
L'esame del dna lo confermò.
Andrea interpellato li ringraziò per quella comunicazione, aggiungendo che non aveva mai saputo di essere il padre; che avendolo trovato per caso nella foresta ormai cresciuto, gli si era tanto affezionato nel tempo da decidere di portarlo a casa con lui. Raccontò che aveva avuto una relazione con una strana ragazza incontrata nella foresta ma che non aveva mai saputo che lei aspettasse un figlio da lui, né mai aveva avuto notizia della sua nascita.
Perché la madre lo avesse abbandonato era un mistero anche per lui e disse anche che avrebbe voluto sapere dove si trovasse quella ragazza della quale non aveva avuto più notizia.
Proprio perché si sentiva legato a lui, lo aveva portato con sé in Europa sperando che quel ragazzo si potesse adattare alla vita occidentale.
Ma c'era anche un altro mistero da risolvere: come mai quella signora comprendeva il linguaggio dei leoni? La chiamarono per saperne di più.
La signora disse che aveva avuto contatti con alieni felini e che da loro aveva appreso il linguaggio degli animali, in particolare i leoni.
Raccontò la sua vicenda. Un giorno mentre era in viaggio in una zona dell'Arkansas le accadde di vivere un'esperienza particolarissima. Disse che una sera un'astronave si era fermata davanti alla sua macchina e che pur volendo fuggire non le riusciva perché il motore sembrava non rispondere e lei era come paralizzata.
Da quella astronave erano scesi due esseri con la testa da leone, l'avevano presa e portata sul loro pianeta su cui aleggiava un'aria di colore giallo.
Lì trovò tutto un popolo dalle sembianze leonine insieme ad altri esseri dall'aspetto felino di tutte le specie e aggiunse che stando con loro aveva imparato quel linguaggio in automatico.
Disse che poi l'avevano riportata sulla terra affidandole il compito di far comprendere i sentimenti degli animali che non sono diversi da quelli umani e che perciò vanno rispettati.
Dopo questa confessione il comitato esaminatore le offrì la possibilità di collaborare col centro delle ricerche per fare da interprete tra gli uomini e i felini.
Questa collaborazione divenne molto importante, e a lei fu affidata la cura del figlio di Mastro Andrea.
Ben presto si ebbero buoni risultati, perché giorno dopo giorno il ragazzo, per essersi affezionato a quella presenza, cominciò a dare segni di miglioramento.
Mastro Andrea era grato alla signora.
La natura del ragazzo, però rimaneva sempre ibrida e non sempre riusciva a controllare i suoi istinti. Tutto andava bene finché non emergevano i bisogni primordiali di ogni essere vivente, come la fame.
Veniva nutrito con cibi vari, ma la sua preferenza andava alla carne.
Che fare, come spiegare che le persone o gli stessi animali non si uccidono?
Un giorno la signora, soddisfatta dei risultati ottenuti, volle verificare il grado di evoluzione del ragazzo, così lo portò in un centro abitato. Tentava di avvicinarlo alla vita caotica della città ma, accadde un fatto raccapricciante.
Quando il ragazzo incrociò una signora che portava a spasso il suo cagnolino, il ragazzo ruggendo, aggredì quella bestiola fino ad ucciderlo.
Si creò un grande scompiglio tra i passanti, e la proprietaria del cagnolino ucciso reagì molto male andando alla polizia a denunciare il fatto.
La signora era sbalordita e non riusciva a spiegarsi il perché, non aveva previsto una reazione simile.
Alla domanda, perché l'hai fatto? Il ragazzo, con il suo solito modo di esprimersi le aveva risposto semplicemente che il cagnolino lo aveva insultato.
Chi lo aveva sentito ruggire, non sapendo spiegare la situazione né tanto meno la stranezza di quel ragazzo, cominciò a fuggire, e tanto fu lo scalpore che intervenne la polizia.
Alla signora, in polizia fecero il terzo grado e la segnalarono all'ufficio competente perché ritenuta irresponsabile.
Il ragazzo fu riportato nel centro riabilitativo e come prima cosa fu chiuso in reparto di isolamento, come punizione.
Ben presto la situazione del ragazzo peggiorò. Tutti i risultati ottenuti si dileguarono nel nulla. Senza più l'affetto e le cure della signora e di Mastro Andrea, senza più il conforto degli animali suoi amici, il ragazzo deperiva ogni giorno di più.
Si era chiuso in un mutismo senza precedenti. Non poteva più parlare con nessuno ed il suo dolore era talmente grande che cominciò a rifiutare il cibo. Sentiva il senso dell'abbandono perché non riusciva a capire perché nessuno più gli volesse bene.
Mastro Andrea era disperato, non sapeva come aiutarlo.
La signora piangeva e spesso chiedeva di poterlo incontrare.
Ottenne di andare a fargli visita due volte ma il ragazzo, quando la vide la prima volta, le si gettò al collo emozionato pensando che lo avrebbe portato via di lì, quando invece poi la vide andare via la delusione fu cocente così che la seconda volta si rifiutò di parlarle perché si sentiva tradito e per quanto la signora cercasse di spiegare non ci fu verso che potesse esprimersi.
Passarono alcuni mesi. Gli studiosi decretarono di riportarlo nello spazio dei leoni ma lì, il ragazzo, non trovò più i vecchi amici, né la sua ''mamma''.
Molte cose erano cambiate. Il dolore ebbe la meglio e il ragazzo si lasciò morire. Una mattina lo trovarono morto sotto un albero. Il dramma della diversità si era concluso.

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