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Numero 1/2017 Anna Leo

Come prevenire le frane

Alcuni accorgimenti che potrebbero essere adottati per evitare fenomeni franosi e le alluvioni fluviali. Le responsabilità dell'uomo.

Nel nostro Paese, insieme ai terremoti, le frane vengono spesso considerate come calamità naturali; in realtà i terremoti, sono davvero incontrollabili, almeno per ora, mentre i fenomeni franosi e le alluvioni fluviali sono determinate in gran parte dall’incuria o dall’imprevidenza umana e, in molti casi, si potrebbero prevenire o addirittura combattere.
Il territorio italiano è predisposto a questi dissesti per la sua natura prevalentemente montuosa, per il suo clima, con piogge spesso violente e concentrate in brevi periodi. Inoltre, il diffuso disboscamento, l’intensa e disordinata urbanizzazione, l’industrializzazione e il conseguente abbandono delle campagne hanno aggravato questa situazione.
Secondo alcune indagini eseguite da varie università, attualmente nel nostro paese esistono non meno di 14.500 aree interessate a fenomeni franosi, ossia aree in cui sono presenti una o più frane contigue.
Oltre alle vittime umane che nel solo periodo 1995/1998 hanno raggiunto le 206 unità, in Italia i danni prodotti dalle frane alle abitazioni, alle vie di comunicazione, all’agricoltura, sono enormi: mediamente i danni economici provocati possono essere calcolati in 600 milioni di euro l’anno. Questi dati non accennano a diminuire nonostante le ingenti spese sostenute dallo Stato e dagli Enti pubblici e privati per il finanziamento di progetti di risoluzione.
Tutto ciò si deve collegare, almeno in parte, al fatto che gli interventi sono stati sempre più spesso diretti a rimediare i danni già provocati dalle frane e inondazioni piuttosto che prevenire tali fenomeni con piani organici fonti di studi approfonditi.
Fronteggiare e risolvere il complesso problema, che ha radici storiche, non è facile. Discrete prospettive si sono aperte con la legge sulla difesa del suolo, ma, nonostante i notevoli progressi conseguiti con la conoscenza del rischio da frane, soprattutto da parte dei ricercatori del Gruppo Nazionale per la Difesa delle Catastrofi Idrogeologiche e l’aiuto della Protezione Civile, il problema è lontano dalla risoluzione.
Per ridurre il rischio di vittime umane e del territorio si dovrebbero adottare comportamenti opportuni come: evitare di costruire in aree predisposte ai movimenti di massa con un accurata conoscenza geologica; edificare evitando di rendere instabili versanti naturalmente stabili, con la progettazione edilizia e paesaggistica tale, da non trasformare con la distruzione della vegetazione l’aumento della pendenza dei versanti; realizzare opere di ingegneria idraulica che assicurano il drenaggio delle acque piovane sui versanti, in questo modo sarebbe possibile impedire la saturazione dei materiali e il conseguente verificarsi di colate e scivolamenti.
Oltre a queste accortezze fondamentali, bisognerebbe prevedere un programma di prevenzione sulle frane con la realizzazione di sistemi fognari adeguati con adeguato drenaggio nelle fosse settiche dei centri abitati.
Inoltre, per contrastare il rischio, si dovrebbe utilizzare, ancora di più di quanto già non si stia facendo, la piantagione di numerose famiglie di alberi come il Pino marittimo, il sempre verde che riveste una particolare importanza per l’aspetto estetico del paesaggio e risulta essere fondamentale per il consolidamento dei terreni franosi e delle scarpate, in particolare negli ambienti marini.
Forse, adottando le nuove tecniche e riappropriandoci dei rimedi di madre natura, potremo salvaguardare ciò che ci appartiene e vivere pienamente le meraviglie del nostro universo, nella consapevolezza e nella speranza di regalarci una vita migliore.

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