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Foto di Matteo Fecola (PhotographicLecce)
Numero 1/2017 Edoardo Micati

Viaggio nel Salento

«Edoardo, finalmente, ma dove sei?».
«Ciao, cognato Nino, a San Foca con Franca, a gustare i ricci, quelli di maggio sono speciali».
«Te la spassi al mare, eh?».
«Ce la spassiamo, visto che c’è anche tua sorella. E questa telefonata? Sento che devi chiedermi qualcosa».
«Infatti. Verrà a trovarti un mio amico tedesco, ma non ti preoccupare, parla benissimo la nostra lingua. È uno scrittore e poeta famoso, famosissimo direi, è nientedimeno che Goethe, è a Messina da giorno otto e rimarrà sino a domani undici».
«E che ci fa Johann Wolfgang von Goethe a Messina?».
«Sta effettuando un viaggio in Italia, da più giorni si trova in Sicilia. Con un passaparola fra amici ha avuto dei ciceroni siciliani in ogni provincia e per Messina ho avuto l’onore di accompagnarlo. Veramente, nel suo lungo itinerario di viaggio ha seguito una linea che dal Brennero, attraverso Venezia, Milano, Roma, lo ha portato in Sicilia. Ora mi ha detto che il 15 deve essere a Napoli. Così, parlando con lui, ho saputo che il suo percorso non comprende il lato Adriatico. E allora gli ho messo un tarlo: Per quale motivo stai escludendo il Salento? E lui: “Si, dei cari amici, miei connazionali, mi hanno detto bene di questo Salento. Mi hanno magnificato Lecce, la bellezza paesaggistica, e lo spirito che aleggia nella gente, l’accoglienza, i cibi, la musica, il dialetto della città di Lecce molto vicino al latino”. Si è convinto, verrà da voi, arriverà domani sera».
«Dovrò darmi da fare per prenotare…».
«No, no, lui prima di muoversi sa dove andare. Per farti capire, ha già fissato presso l’albergo Risorgimento, situato in pieno centro, perché lui vuole vivere nelle realtà cittadine, uscire e trovarsi fra la gente, non in un super hotel distante dalla città. Però c’è una regola prima da rispettare: Nessuno, TV, giornalisti, politici, devono sapere chi è. Certo, potrai dirlo solo ad amici fidati. Vuole scrivere un libro, chiamarlo Viaggio in Italia, ma lo sappiamo solo noi accompagnatori, come lo sono stato io e tu a giorni. E’ interessato all’arte, alle bellezze dei paesaggi, ma vuole capire lo spirito degli italiani, cosa li differenzia dagli altri popoli europei.
«Però non è che noi tutti italiani abbiamo lo stesso modo di pensare, cambia da regione a regione, addirittura completamente diverso nella stessa regione. Vedi noi salentini con il resto dei pugliesi …
«Infatti, dipende dalle genti che ci hanno attraversato. Edoardo, anche in Sicilia esistono delle aree a se, pure nel Salento, nel territorio della Grecìa salentina, per fare un esempio».
«M’incuriosisce, gli hai dato il numero del mio cellulare?».
«Sicuro, e gli ho pure detto che hai un figlio gran cuoco, e questo lo ha gradito molto, è una buona forchetta e ama la cucina italiana. Assieme a lui viaggia un suo amico, Wilhem Tischbein, pittore e cineasta, un simpaticone».
«Come ti sei regolato, hai privilegiato la visita alle città o ai paesaggi?».
«No. Siamo andati, per farti un esempio, a Taormina, ma non per la bellezza del luogo, lui ha voluto entrare nel Teatro Greco, per declamare dei suoi versi, vedere come suonava la lingua tedesca in un tempio della Magna Grecia. Ed è stato emozionante. Gli ho detto che sei uno scrittore...».
«Si, io sarei uno scrittore, e allora lui come lo chiameresti, il re di tutti gli scrittori moderni? Va bene, digli che aspetto una sua telefonata, e poi sarò completamente a disposizione. Intanto ti ringrazio, a presto risentirci».

Ore 8:45 di giovedì 13 maggio 2016.
«Pronto, parlo con il signor Edoardo?».
«Certo, e lei è il signor Johann Wolfgang von Goethe, lo arguisco dal suo accento teutonico».
«Perspicace. La prego di prendere buona nota di quanto le dico: ci troviamo qui in incognito, registrati come Johann Tischbein, che sarei io, e Wilhem Tischbein che sarebbe mio cugino. Noi la aspettiamo per le nove qui in albergo, siamo al Risorgimento, per lei va bene?». «Sarò puntuale».

Poco dopo:
«I signori Tischbein mi aspettano».
«Il signor Micati? Li avverto».
«Siamo qui. Edoardo, è un piacere conoscerti, perché ci diamo del tu, vero? Fra scrittori sarebbe innaturale darsi del lei. Prego, accomodati».
«Dare del tu al più grande scrittore dei nostri tempi è per me un onore».
«Ehi, Edoardo, ho solo 35 anni, ma tu non dimostri proprio i tuoi ottanta, direi 60».
«Troppa grazia. Johann. Ma parliamo del vostro soggiorno nel Salento».
«Sono curioso di vedere la Firenze delle Puglie, e devo ringraziare tuo cognato Nino per aver insistito ad una rilettura del mio prestabilito viaggio per l’Italia».
«Veramente avevamo programmato con mio figlio Salvatore di cominciare dall’Acaya per poi …».
«L’Acaya, me ne ha parlato Nino, anzi mi diceva che il tuo ultimo libro, una storia surreale, comincia proprio da lì, mi piacerebbe leggerlo».
«Certo, lo avrai. Salvo ti presento Johann Goethe e Wilhelm Tischbein».
«Felicissimo di conoscervi, prego accomodatevi, il signor Johann davanti».
«Vedo che hai una BMW, che strano, tu italiano con una tedesca, io tedesco con un’italiana, ho una 500C, l’ideale per l traffico infernale di Francoforte. E allora, che avete intenzione di farci vedere?».
«Tenendo conto che abbiamo solo due giorni a disposizione, avevamo pensato, per oggi, ad un giro lungo tutta la costa salentina partendo da Acaya, poi Roca, Otranto, il Capo di Leuca e sino a Gallipoli. Domani la Grecia Salentina, con Calimera, Sternatia e poi Soleto e Galatina. Il pomeriggio a Lecce, con un finale a sorpresa per la sera».

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Foto di Matteo Fecola (PhotographicLecce)
Venerdì ore 19:30, Albergo Risorgimento.
«Eccolo qui puntuale il nostro Edoardo. Devo dirti che abbiamo il rammarico di aver dedicato troppo poco tempo al Salento, ma ci ritorneremo, chissà quante cose avremmo potuto vedere ancora. Con Wilhem abbiamo deciso che ci ritorneremo e con noi ci sarà il nostro amico Philipp Hackert. Tu non lo sai ma mentre ci trovavamo a Otranto e Gallipoli, Wilhelm mi ha fatto vedere sul suo tablet i dipinti dei porti delle due cittadine fatti da Philipp, la potenza di Internet, con un clic ti connetti con il mondo intero».
«E questa sera vi farò conoscere dei miei cari amici, li troveremo nell’Osteria “Duezerotre” dei miei figli. Ognuno di loro vi rivelerà l’estro, la genialità, della gente salentina, ovviamente con il condimento delle pietanze create da Michele. Andiamo, ci aspettano».



Più tardi:
«Michele e Caterina, i miei figli, Salvo lo hai già conosciuto, le mie nuore, i nipoti. Ed ecco gli amici. Comincio da Maria Gabriella e Michele detto Mike, di Aradeo dove c’è un bel teatro diretto da Mike. Leggeranno due tue poesie, “Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?” e “Il Cantore”. Loro invece sono Elio e sua moglie Stella, ci allieteranno con la Pizzica salentina. Elio è un bravo poeta, come te ha scritto migliaia di poesie».
«Scusami se ti interrompo Edoardo, quelle di Johann sono, e creo un nuovo termine, gigantopoesie, le mie solo numerose».
«Non ci credo, se Edoardo ti ha voluto qui è perché vali».
«Continuo con Beppe e Max, due bravissimi cantautori. Beppe ha un genere tutto suo che include, alle volte, slang dialettali. Le sue sono creazioni divertenti, ballabili di tipo sudamericano, infatti alcuni elementi della sua formazione sono cubani. Max è il nostro Aznovour, il Paolo Conte, la maggior parte delle sue canzoni parlano d'amore, però se non si fosse dedicato alla musica, se avesse scelto il teatro, il cinema, sarebbe diventato un grande attore, guardatelo cosa hanno di meglio di lui George Clooney o Bradd Pitt?».
E Beppe: «li sordi e le fimmene».
E Goethe: «cosa?».
E Beppe: «i soldi e le donne, caro Johann».
«Prego, tutti a tavola». Sollecitò Caterina.

Si era giunti a fine cena, bicchieri erano colmi di spumante, quando Goethe chiese l’attenzione di tutti per un brindisi.
«Voglio brindare a questa bella compagnia, al cuoco Michele, a Caterina, ma soprattutto a Ed…».

«Edoardo, svegliati, sono le otto, svegliati devi prenderti le pillole».
Edoardo s’alzò gridando: «No, no, no, nooooooo, hai rovinato tutto, Goethe stava facendo un brindisi alla mia persona, mi avrebbe magnificato come scrittore, dichiarato a tutti la sua amicizia per me».
E Franca: «Chi, Goethe? Ma se è morto da trecento anni, vai, prenditi le pillole, ti servono per campare ancora, mentre questo genere di sogni sono di chi sta per andarsene».
«Tiè, tiè, tiè». Fece Edoardo, mostrando le corna e toccando ferro … e qualche altra cosa.

31 ottobre 2016


Tratto da “Non era un Re, era un pernacchio" di Edoardo Micati

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